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Unicredit applicherà tassi negativi ai conti correnti: ecco cosa c'è da sapere

L'era dei tassi negativi sui conti correnti arriva in Italia. La prima banca che trasferirà gli attuali tassi negativi sui clienti sarà Unicredit anche se la misura riguarderà i correntisti «ben al di sopra di 100 mila euro» come ha spiegato il ceo dell'istituto di credito Jean Pierre Mustier in un’intervista con BFM Business Tv. Quindi chi depositerà e terrà fermi i propri soldi sul conto si vedrà addebitarsi un tasso negativo che ridurrà il valore del denaro, oltre ovviamente agli altri costi per la tenuta del conto. Questo perché viviamo in un'era di tassi negativi sia per le banche che devono depositare i soldi nella Bce o per i mutui (sia per gli indici Euribor che Eurirs). In Italia finora le banche hanno risposto alla politica di tassi negativi della Bce incrementando le spese e le commissioni. Adesso Unicredit (ma in Europa già altre banche hanno fatto questo passo) ha deciso che a pagare per i tassi negativi saranno i risparmiatori dal prossimo anno. In ogni caso verranno offerte alla clientela, ha aggiunto il banchiere, «soluzioni alternative ai depositi come ad esempio investimenti in fondi di mercato monetario senza commissioni e obiettivi di performance in territorio positivo».

Il gruppo di Piazza Gae Aulenti si aggiunge ad un crescente numero di istituti europei che stanno iniziando a trasferire i costi dopo cinque anni di tassi negativi. La berlinese Volksbank, la seconda maggiore banca cooperativa tedesca, ha iniziato ad applicare un tasso del -0,5% sui depositi superiori a 100.000 euro. Mentre la danese Jyske Bank addebita lo 0,75%. La scorsa settimana lo stesso Mustier in qualità di presidente dell’Ebf, l’Abi delle banche europee, ha sottolineato la necessita che la Bce inviti le banche a passare i tassi negativi ai correntisti «proteggendo naturalmente i piccoli clienti con depositi inferiori ai 100 mila euro».

Il trasferimento dei costi serve a garantire «la massima efficienza» alla politica monetaria della banca centrale e il suo «il pieno impatto» sull'economia, la spiegazione di Mustier. La Bce, peraltro, lo scorso mese ha tagliato i tassi sui depositi a -0,50% dal -0,40% rendendo ancora più costoso per gli istituti di credito parcheggiare la propria liquidità presso l'Eurotower. Le banche italiane hanno resistito a lungo all’idea di trasferire i costi dei tassi negativi alla clientela, preoccupate dello svantaggio competitivo e del rischio di perdere clienti pronti a trasferirsi altrove. Molti degli istituti hanno risposto alla politica di tassi negativi della banca centrale incrementando le spese e le commissioni.

Nel frattempo prosegue la messa a punto della squadra al vertice di Unicredit che sarà chiamata con Mustier a realizzare il prossimo nuovo piano. Il gruppo bancario ha annunciato la nomina di Cédric Derras, finora Global Head di Cash Management, a responsabile Corporate & Investment Banking (CIB) per l’area Middle East e Africa (MEA). Al tempo stesso Raphael Barisaac ed Emmanuel De Rességuier sono stati indicati come Global Co-Head di Cash Management.

CHE SIGNIFICA AVERE TASSI NEGATIVI
Normalmente chi compra dei titoli di Stato o deposita dei soldi in una banca viene remunerato con un tasso di interesse. Il tasso negativo significa invece che per comprare un titolo di Stato o depositare una certa somma in banca, occorre pagare qualcosa. Nel caso del tasso di deposito della Bce, sono le banche che, per depositare i loro soldi su un conto della banca centrale, devono pagare. Nel caso dei conti correnti bancari, saranno i risparmiatori a dover remunerare la banca. Apparentemente è un’assurdità. In realtà non è proprio così. I titoli di Stato decennali e trentennali tedeschi e svizzeri sono gli unici, insieme a quelli della Danimarca, a essere negativi, ma sono anche particolarmente sicuri. Dunque, in tempi difficili, rappresentano una garanzia per i risparmiatori. Cioè l’investitore, per comprare un titolo che non si svaluta, è anche disposto a pagare. Ma ha un senso applicare tassi negativi al correntista di una banca?

In Italia finora le banche hanno risposto alla politica di tassi negativi della Bce incrementando le spese e le commissioni. Quella di Mustier rappresenta la rottura di un argine. Ma molti esperti, come per esempio quelli di Mediobanca, sono scettici: «Non si vede come il trasferimento di tassi negativi sulla base di clienti possa stimolare gli investimenti, dato che a spingerli sono ragioni industriali piuttosto che una logica finanziaria. Siamo scettici anche sui possibili benefici per la redditività delle banche, poichè l’applicazione di tassi negativi potrebbe scatenare una concorrenza più intensa sui prezzi, specialmente sui prestiti alle imprese e in particolare in un paese come l’Italia in cui la crescita dei prestiti è ferma da anni». Finora le banche italiane hanno resistito a lungo a trasferire i costi dei tassi negativi alla clientela, preoccupate dal rischio di scatenare una più forte concorrenza sui tassi e dalla possibilità che i clienti possano cambiare banca. Il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, la pensa proprio così e ritiene che la decisione di Unicredit introduce «un principio che metterà in difficoltà l’intero settore, clienti, imprese, territori e lavoratori bancari. A trarne vantaggio in Italia ci sarebbero le Poste Italiane, che potrebbero raccogliere possibili fughe dalle banche di clienti». E poi c'è la faccenda della perdita di valore dei soldi depositati in banca e tassati dai tassi negativi. Ciò significa che in teoria 10.000 euro fermi sul conto corrente in 5 anni diventano 8.000 euro. Come salvaguardarsi?

COME EVITARE CHE I DEPOSITI PERDANO DI VALORE
Ci sono diverse soluzioni per evitare che i soldi fermi in banca perdano valore. Secondo gli esperti, bisogna innanzitutto che i risparmiatori italiani inizino a rispettare alcune regole. «Come, per esempio, lasciare sempre una piccola somma sul conto corrente per le spese ordinarie - spiega Raffaele Zenti, esperto di finanza e di gestione dei rischi e fondatore di Adviseonly - un importo che, in base al lavoro e allo stile di vita, può essere quantificato dalle 3 alle 5 mensilità. Il resto va fatto fruttare. E qui entra in gioco il consulente, che può proporre diverse soluzioni in base al profilo del risparmiatore». Tra queste c'è il conto deposito, per i più prudenti, con tassi anche del 3% sui vincoli a 5 anni. Oppure, chi ama rischiare, può rivolgersi al mercato obbligazionario tra scadenze lunghe e valute o al mercato azionario. Una strategia a metà potrebbe essere quella del dividendo, ovvero comprare i titoli che distribuiscono le cedole più alte. «In tutti questi casi, però, bisogna sempre ricordarsi di dedicare un 10-20% a strumenti liquidi e facilmente smobilizzabili (soluzioni di breve periodo come il conto deposito, ma senza vincoli) - conclude Zenti - E di limitare a un 20% massimo l’investimento in strumenti illiquidi».

LE RIPERCUSSIONI DEI TASSI NEGATIVI SUI MUTUI
Un altra ricaduta, apparentemente paradossale, dell’introduzione dei mutui negativi da parte delle banche è quella sui mutui. E’ il caso della la Jyske Bank, la terza banca danese, che è stata la prima in Europa a offrire mutui ipotecari a un tasso di interesse negativo, pagando di fatto i suoi clienti per prendere in prestito denaro per l’acquisto di una casa. In sostanza i suoi clienti saranno in grado di contrarre un mutuo a tasso fisso a 10 anni con un tasso d’interesse di -0,5%, il che significa che rimborseranno meno dell’importo preso in prestito. In parole povere, se si comprasse una casa per 1 milione di dollari e si pagasse per intero il mutuo in 10 anni, si restituirebbe alla banca solo 995.000 dollari. Come è possibile? Innanzitutto, fanno notare gli analisti, le banche spesso addebitano commissioni legate al prestito, il che significa che i proprietari di case si troverebbero comunque a sborsare di più rispetto all’importo prestato. Ma c'è un’altra motivazione, ben più valida. Gli analisti sostengono che la paura e l’incertezza che stanno introducendo sui mercati le tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina e il caos Brexit, stiano determinando un forte pessimismo tra gli investitori per il prossimo futuro. Per questo motivo, alcune banche sono disposte a prestare denaro a tassi negativi, accettando una piccola perdita piuttosto che rischiare una perdita maggiore prestando denaro a tassi più elevati che i clienti poi non riescono a soddisfare.

COSA SI E’ GIA' FATTO SUI TASSI NEGATIVI BANCARI ALL’ESTERO
La tassa sui depositi, anche se limitata alle giacenze particolarmente elevate, è già realtà in Svizzera e Danimarca (dove i tassi sono ancora più bassi rispetto all’Eurozona) ed è anche diffusa in diverse realtà regionali tedesche. In Italia Unicredit è stata la prima a partire e ora sta studiando il modo di applicare i tassi negativi a un 'target' di grandi aziende e di alcuni grandi clienti, con depositi «ben al di sopra» dei 100.000 euro. Ma cosa si è già fatto in questo senso in Europa? In Germania a dare fuoco alle polveri ci hanno già pensato alcune realtà regionali tedesche come Berliner Volksbank oppure Raiffeisenbank im Oberland. La berlinese Volksbank, la seconda più grande banca cooperativa tedesca, ha iniziato ad applicare un tasso del -0,5% su depositi superiori a 100.000 euro. In Svizzera invece Ubs ha effettivamente deciso di caricare a partire i clienti più abbienti (quelli che mantengono sul conto giacenze superiori ai 2 milioni di franchi svizzeri) con un tasso negativo dello 0,75%, lo stesso applicato dalla Banca nazionale svizzera sui depositi. In questo caso si è seguito l’esempio di istituti di credito elvetici di dimensione più ridotta come Julius Baer, Pictet, Lombard Odier, oltre che di alcune banche cantonali, e si è aperta la strada all’altro colosso svizzero, Credit Suisse, che sta pensando a una soluzione simile dopo aver caricato i conti denominati in euro oltre la soglia del milione. Inoltre le danesi Jyske Bank e Sydbank si muovono in linea con il -0,75% applicato dalla locale Banca centrale.

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