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La Pubblica amministrazione punta ai pagamenti on line, multe per chi non li adotta

Puntare sempre di più ai pagamenti online anche nella pubblica amministrazione. A questo punta il decreto Milleproroghe e le amministrazioni pubbliche devono allacciarsi al sistema nazionale dei pagamenti PagoPa, in modo che i cittadini possano versare tasse, rette e bolli anche via smartphone in modo «sicuro» ed «economico».

Gli enti che ricorrono ad altre soluzioni, o impediscono del tutto le transazioni online, sono fuori legge. I loro dirigenti saranno chiamati a risponderne. In ballo ci sono incarichi, stipendi e si rischia anche sul fronte disciplinare.

Ora che l’adesione a PagoPa, l’infrastruttura pubblica per i pagamenti elettronici, fosse obbligatoria non è una novità. Anzi la scadenza per mettersi in regola nell’ultimo Milleproroghe viene rinviata da inizio anno a fine giugno. Ma un conto è stabilire un dovere, un altro accompagnarlo con delle multe. Ed è quello che è accaduto nel decreto, che adesso è all’esame del Parlamento, per essere convertito in legge.

«Per la prima volta siamo riusciti a introdurre sanzioni ai dirigenti pubblici che non integrano i servizi in Pago Pa e quindi non adempiono al loro obbligo di digitalizzazione. Questo è un importante passo avanti», dice la ministra dell’Innovazione, Paola Pisano.

I responsabili degli uffici pubblici hanno quindi sei mesi di tempo per evitare punizioni che possano riflettersi sulla valutazione delle loro performance, sulla riconferma dell’incarico o sulla retribuzione di risultato. Il messaggio è chiaro: chi si mette di traverso alla digitalizzazione reca un danno al Paese.

Per venire incontro alle difficoltà che potrebbero avere alcune amministrazioni, come i piccoli Comuni, il legislatore ha anche previsto la possibilità di appoggiarsi a realtà più grandi, ad esempio le città metropolitane, o ad operatori che già sono abilitati in PagoPa. Oggi la situazione è già migliorata rispetto a qualche tempo fa, per cui si contano 60 milioni di pagamenti elettronici andati a buon fine, per un controvalore di oltre 11 miliardi di euro. Ma è anche vero che delle 18 mila amministrazioni che risultano iscritte al sistema quelle attive sono meno (15.600 circa) e quelle operative ancora meno (4.500).

Il problema è che se PagoPa resta al palo non decollerà neppure l’identità digitale. Si tratta di dare la possibilità ai cittadini di pagare via web tributi e quant'altro devono ad enti pubblici, scuole, università in un modo che lo Stato ritiene «sicuro» e «trasparente». Un’unica autostrada digitale attraverso cui gestire le transazioni.

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