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Ponte sullo Stretto e Recovery Fund, tutti i numeri del progetto

Il progetto del Ponte sullo Stretto

Pitagora sosteneva che il numero fosse il principio di tutte le cose. E allora intervistiamo i numeri, per una volta, facciamo parlare loro, vediamo cosa pensano loro del Ponte sullo Stretto.

3300 METRI

La prima cosa che i numeri direbbero è: sì, come ponte sospeso è abbastanza lungo, ma poi citerebbero il Ponte che collega Hong Kong, Zhuhai e Macao, lungo 55 chilometri e il Ponte della Baia di Tsingtao, in Cina, costruito in 4 anni tra il 2007 e il 2014, lungo ben 41 chilometri, a unire la città di Tsingtao con l’isola di Huangdao. I ponti paralleli nell’area di New Orleans, che collegano le città di Mandeville e di Metairie, sono complessivamente lunghi 38 km. Il Manchac Swamp Bridge che sormonta il Mississipi ha una lunghezza di circa 37 chilometri. Shangai è unita al porto di Yangshan dal Donghai Bridge, per 32,5 km. Ne elencherebbero molti altri, fino al Vasco de Gama, il ponte che attraversa l’area della Grande Lisbona e che misura più di 17 chilometri in lunghezza.

3,9 MILIARDI

È il costo stimato del Ponte sullo Stretto. Sembra una cifra consistente. In realtà, vi sono opere pubbliche molto più dispendiose, a cominciare dalla Tav tra Torino e Lione, i cui costi si aggirano attorno a 30 miliardi. Ma anche la Gronda, cioè il nuovo sistema autostradale che dovrebbe essere realizzato a Genova, comporterebbe una spesa di quasi 6 miliardi, il doppio del Ponte.

3 MILIARDI

È il costo annuo di quella che è stata definita la “insularità” della Sicilia e assembla la spesa che i siciliani sostengono individualmente per la mobilità di persone e merci da e per il Continente. In cambio, lo Stato italiano stanzia in media una cinquantina di milioni di euro annui per la (presunta) continuità territoriale ferroviaria e navale della Sicilia.

7 MILA

Sarebbe la cifra degli occupati durante gli anni di costruzione del Ponte ma si calcolano anche circa 15 mila posti di lavoro aggiuntivi nell’indotto, per ogni anno di lavori (il capitolato dell’appalto assegnato al General Contractor dal Governo Berlusconi prevedeva la realizzazione della grande opera in 70 mesi). Nelle stime (che erano state evidenziate nel 2019, prima dell’emergenza pandemica, dal sindaco Cateno De Luca) si prevedono anche 200 addetti alla manutenzione del Ponte, 300 unità lavorative come personale relativo a 12 coppie di treni (il Ponte è stradale e ferroviario, lo ricordiamo), non meno di 500 altre unità nell’area del Ponte per l’incremento dei visitatori e un centinaio di ulteriori addetti ai servizi del turismo.

700 MILA

Abitante più abitante meno, questa sarebbe la popolazione della “regione dello Stretto” unita dal Ponte, con le due Città metropolitane di Messina e Reggio, con l’aeroporto “Tito Minniti” raggiungibile, 24 ore su 24, in meno di 30 minuti in auto o grazie all’Alta velocità ferroviaria.

209 MILIARDI

Sono le risorse promesse dall’Europa all’Italia, l’eccezionale dotazione finanziaria del Recovery Fund. L’importo destinato al Ponte, come si vede, non sarebbe proprio un’inezia ma neppure una cifra così consistente da dire che bisogna prima pensare ad altre importanti opere pubbliche. Il ministro Provenzano dichiara che non ci sono i “tempi tecnici” per inserire il Ponte nel Piano. A parte che se ci fosse una reale volontà politica, non si porrebbe neppure il problema, in ogni caso, ogni 7 anni lo Stato italiano dispone di 100 miliardi di euro, 50 dei quali di Fondi nazionali Fsc (Fondo di sviluppo e coesione e 50 di fondi Sie (Fondi strutturali europei) e Pon-Fsr. L’Italia, con il Governo Monti, ha escluso il Ponte da questa programmazione europea e, nel frattempo, ha speso 4 miliardi di euro per l’Expo di Milano, una decina di miliardi per il Mose di Venezia, quasi 5 miliardi per il raddoppio Firenze-Bologna, Hanno tolto i soldi all’area dello Stretto e li hanno suddivisi in una grande torta da distribuire alle regioni già “forti”, quelle del Centro-Nord. Nessun “vittimismo” ma solo la cruda verità dei numeri.

600 MILIONI

Sarebbe questo il costo della manutenzione del Ponte, una spesa notevole, non c’è dubbio, ma sull’altro piatto della bilancia ci sono i benefici enormi per i territori e la popolazione, in termini occupazionali e di rilancio economico. È sbagliato affermare che il Ponte è un’opera che “si sostiene da sè”, questo è stato uno degli errori compiuti dai “pontisti” negli anni scorsi. No, il Ponte non è una mega-opera che vive di vita autonoma (qui avrebbe ragione chi sostiene che sarebbe una cattedrale nel deserto) ma, oltre a essere la “madre di tutte le opere”, è uno dei tasselli fondamentali di un Piano infrastrutturale da 100 miliardi di euro che porta l’Alta velocità in Sicilia, che rafforza autostrade, porti e aeroporti dell’Isola.

Ecco quello che dicono i numeri. Ne arriveranno altri che smentiscono questi, bene, si sa, la matematica non è un’opinione, ma a volte non è neppure la verità assoluta. I numeri, però, e qui torniamo a Pitagora, vanno sempre tenuti in conto, perché possono essere il principio di tutte le cose.

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