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Tassa di successione: cos'è e come funziona in Italia

Ereditare e (di conseguenza) pagare le imposte sul valore dei beni, con percentuali differenti, a seconda del grado di parentela col defunto: è l’impianto della tassa di successione, un’imposta che esattamente 20 anni fa (nel 2001) veniva abolita dal Governo di Silvio Berlusconi, per poi essere reinserita nell’ordinamento dal successivo Esecutivo di Romano Prodi. E che, secondo i commercialisti, «attualmente, ha un gettito irrisorio, nel quadro delle entrate tributarie» del Paese, pari, cioè, «allo 0,1% del totale».

Nel 2020 il gettito - indicato dal bollettino delle Entrate del ministero dell’Economia - è stato di 429 milioni di euro. La tassazione grava su tutti i beni caduti in eredità, e per i trasferimenti in favore del coniuge, o di parenti in linea retta (figli, nipoti, genitori) l’imposta è dovuta solo sulla base imponibile (il valore complessivo netto delle proprietà, ovvero la differenza tra il valore complessivo dei beni dell’attivo ereditario e l’ammontare totale delle passività ereditarie deducibili e degli altri oneri che possono essere detratti, ndr) che supera la franchigia di un milione di euro, con aliquota pari al 4% del valore ricevuto; in caso, invece, di passaggio a fratelli, o sorelle, la percentuale sale al 6%, con una franchigia per ciascun beneficiario pari a 100.000 euro.

A seguire, per i trasferimenti destinati ad altri parenti fino al quarto grado (ad esempio, tra uno zio ed un nipote) non si applica alcuna franchigia, però l’aliquota resta al 6%, mentre per quello verso altri soggetti, anche estranei alla famiglia della persona scomparsa, l’aliquota è dell’8% e non sono previste franchigie. La tassa di successione contempla esenzioni, tra cui titoli di stato italiani o europei, buoni postali, polizze vita, Trattamento di fine rapporto (Tfr) e veicoli iscritti nel Pubblico registro automobilistico.

"È l’argomento a più forte carica politica ed ideologica, nel sistema tributario - dice all’ANSA il consigliere nazionale dei commercialisti delegato alla Fiscalità Maurizio Postal - però, il suo "peso" nelle entrate correnti globali è piccolo, basti pensare che nei primi 9 mesi del 2020 ha fatto registrare entrate per 329 milioni», una cifra che «è pari allo 0,1% del gettito totale». E questo perché, spiega il professionista, «la successione, oramai, si pianifica. Chi ha, infatti, patrimoni consistenti cerca di evitarla», prendendo adeguati provvedimenti in vita per i propri cari e quindi, conclude, «rischia di diventare un’imposta prevalentemente immobiliare».

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