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Taglio dell'Irpef, bollette, pensioni e cuneo fiscale. Ecco cosa prevede il Def

Tre miliardi di euro da destinare al taglio del prelievo fiscale in favore dei lavoratori dipendenti con redditi medio-bassi. Il documento di economia e finanza approvato dal Consiglio dei ministri individua le risorse per introdurre, con un successivo provvedimento, una riduzione della pressione fiscale per le fasce sociali meno abbienti lavorando nello spazio di manovra creato tra la stima di deficit tendenziale per il 2023 pari al 4,35% del Pil ed il mantenimento dell’obiettivo esistente al 4,5%. Si prevede inoltre un andamento discendente della pressione fiscale che dovrebbe passare dal 43,3 nel 2023 al 42,7% entro il 2026.

I dati sul Pil

Il Pil programmatico nel 2023 si attesta al +1%. Mentre sul Pnrr il governo batte nuovamente sul tasto della rimodulazione di alcuni interventi da attuare di concerto con la Ue, sostenendo che il piano da solo «non basta» per la crescita economica del Paese. I timori per il futuro che hanno accompagnato gli ultimi mesi restano immutati. Il Def, come la prima manovra economica del governo di Giorgia Meloni, tiene conto di un quadro economico-finanziario che, nonostante l’allentamento degli effetti negativi legati alla pandemia di Covid e al caro energia, per il Mef «rimane incerto e rischioso a causa della guerra in Ucraina, di tensioni geopolitiche elevate, del rialzo dei tassi di interesse» ma anche per «l'affiorare di localizzate crisi nel sistema bancario e finanziario internazionale».

Pur in questo contesto, per il Mef l’economia italiana «continua a mostrare una notevole dose di resilienza e vitalità» dato che i più recenti indicatori, «tra cui gli indici di fiducia di famiglie e imprese, segnalano che nei primi mesi del 2023 l’economia del Paese ha ripreso a crescere». Gli obiettivi prioritari fissati dal governo sono «sostegno alla crescita con nuovi interventi in favore di famiglie e imprese» e poi misure destinate a «rilanciare gli investimenti» coniugandoli con «la sostenibilità dei conti pubblici e una graduale riduzione di deficit e debito». Le previsioni di crescita del Pil contenute nel Def si collocano nel solco del Dpb di novembre e dalla legge di bilancio, il governo conferma l’approccio «prudente e realistico», finalizzato a mostrare serietà e affidabilità sia ai mercati sia all’Unione Europa.

Giorgetti: "Def prudente è ambizione responsabile"

«La prudenza di questo documento è ambizione responsabile. Abbiamo davanti a noi grandi sfide, dai cambiamenti climatici al declino demografico della popolazione italiana ma anche notevoli opportunità di aprire una nuova fase di sviluppo del nostro Paese», spiega il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti.  «E' realistico puntare per i prossimi anni - aggiunge il titolare del Mef - ad un aumento del tasso di crescita del Pil e dell’occupazione, lungo un sentiero di innovazione e investimento all’insegna della transizione ecologica e digitale. Le riforme avviate intendono riaccendere la fiducia nel futuro tutelando la natalità e le famiglie anche attraverso la riforma fiscale che privilegerà i nuclei numerosi».

Debito/Pil al 144,4%

Nel 2022 il rapporto debito/Pil è risultato pari al 144,4%, 1,3 punti percentuali sotto la previsione del Dpb dello scorso novembre. Una diminuzione che continuerà progressivamente a scendere: nel 2023 al 142,1%, nel 2024 al 141,4, nel 2025 al 140,9%, fino a raggiungere il 140,4% nel 2026. Il Tesoro sottolinea che «non possono essere ignorati gli effetti di riduzione del rapporto debito/Pil che si sarebbero potuti registrare se il super bonus non avesse auto gli impatti sui saldi di finanza pubblica che sono stati finora registrati». Il Def punta a ridurre gradualmente il deficit e il debito pubblico in rapporto al Pil. Il Governo conferma gli obiettivi di indebitamento netto presenti nel Dpb: 4,5% nel 2023, 3,7 nel 2024, 3,0 nel 2025, fino al 2,5 nel 2026. Il documento prevede anche un deficit tendenziale del 3,5 nel 2024, del 3,0 nel 2025 e del 2,5 nel 2026.

Pil allo 0,9%

Lo scenario tendenziale stima una crescita del pil dello 0,9% nel 2023 dato rivisto al rialzo in confronto al Dpb di novembre, in cui la crescita del 2023 era fissata allo 0,6% dell’1,4% nel 2024 dell’1,3% nel 2025 e dell’1,1% nel 2026. La stima per il 2024 viene rivista al ribasso (dall’1,9 %) in confronto allo scorso novembre. La proiezione per il 2025 invece è in linea con il Dpb, mentre la decelerazione prevista per il 2026 è dovuta ad una prassi concordata a livello comunitario.
Capitolo Pnrr. Il governo fa sapere di essere al lavoro per ottenere la terza rata del Pnrr, sono in corso le interlocuzioni con le istituzioni europee per la revisione e la rimodulazione di alcuni degli interventi e delle relative milestone e target. E’ inoltre in fase di elaborazione il capitolo del programma relativo al REPowerEU, che comprenderà tra l’altro anche nuovi investimenti.

Non basta solo il Pnrr

Il Mef però avverte: per rendere il Paese «più dinamico, innovativo e inclusivo non basta soltanto il Pnrr». E’ necessario, per il governo, «investire anche per rafforzare la capacità produttiva nazionale e lavorare su un orizzonte temporale più esteso di quello del piano e che consenta di creare condizioni adeguate a evitare nuove fiammate inflazionistiche».

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