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Influencer, Giorgetti: "Hanno un giro d'affari da 300 milioni, devono pagare le tasse"

Influencer, social creator, blogger, streamer: tutte denominazioni entrate nell’uso comune per indicare l'attività di quanti, attraverso le piattaforme, creano mode, danno consigli, sponsorizzano prodotti, hanno migliaia o milioni di seguaci e dunque, a vario titolo, riescono a influenzare il mercato. Ricavandone guadagni anche lauti, tanto da aver trasformato un’iniziativa apparentemente ludica o ricreativa in un vero e proprio lavoro.

"Anche loro devono pagare le imposte", ha chiarito nei giorni scorsi il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, a proposito del fisco, spiegando che "bisogna cercare la base imponibile in attività finora non considerate". Il dubbio, insomma, è che dietro questo lavoro si nasconda una buona quota di evasione, favorita anche dall’assenza di inquadramenti normativi e regole chiare. Per questo anche l’Autorità garante delle Comunicazioni a metà luglio ha battuto un colpo, aprendo una consultazione pubblica della durata di sessanta giorni sulle misure per garantire il rispetto, da parte dei creatori di contenuti digitali, delle disposizioni del Testo unico sui servizi di media audiovisivi.

In pratica, anche in questo settore serve trasparenza, dal momento che "il lavoro dell’influencer funziona in modo analogo a quello dei fornitori di servizi di media audiovisivi". In base a stime recenti, i soggetti in questione in Italia sono circa 350mila. E secondo la società di strategia e comunicazione digitale, DeRev, muovono un giro d’affari di oltre 300 milioni di euro l’anno, destinato a salire a 350 milioni a fine 2023.

Il settore più redditizio è quello "Fashion and Beauty", passato dal 15% del 2022 al 25% del 2023, mentre "Health and Fitness" è sceso dal 13% al 6,8%. Youtube, Instagram e TikTok sono le piattaforme più remunerative, dove si può essere già pagati con un bacino di 3mila-5mila follower. Per fare qualche esempio, su Istagram il contenuto di un piccolo creator vale da 100 a 300 euro, quello di un influencer con 50mila follower da 300 a 850 euro e così via, fino ai 75mila euro.

Su TikTok, i compensi per un contenuto delle "celebrities" con milioni di follower possono arrivare anche a 80 mila euro, mentre i micro influencer con un seguito di qualche migliaio di persone possono ottenere dai 50 ai 1.500 euro. Cifre imponenti che, nell’arco di un anno, riescono a fruttare milioni di euro, non necessariamente tutti dichiarati attraverso la partita Iva. Eppure, anche nel settore è avvertita la necessità di avere maggiori tutele. Proprio quest’anno, dopo le segnalazioni di versamenti non corrisposti, è nato il primo sindacato, Assoinfluencer, che chiede un codice Ateco di riferimento, riconoscibile da tutta la pubblica amministrazione, anche per ottenere ammortizzatori sociali e agevolazioni fiscali.

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