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Fringe benefit, il tetto sale a 2mila euro per lavoratori con figli e mille per tutti gli altri. Ecco cos'è, a chi spetta e le novità in manovra

«Sui fringe benefit l’anno scorso siamo interventi in maniera significativa: lo rendiamo strutturale con modifiche per 2024, portando il tetto a 2mila euro per lavoratori con figli, mille euro per tutti gli altri». Così la premier Giorgia Meloni in conferenza stampa sulla manovra.

Cos'è il fringe benefit

I fringe benefits sono compensi erogati sotto forma non monetaria, dati sotto forma di beni o servizi ai lavoratori, al di fuori delle obbligazioni stabilite dalla legge. Il nome "Fringe benefits" si traduce letteralmente come "vantaggi marginali" o "retribuzione periferica", essendo derivato dalle parole inglesi "fringe", che può significare bordo o margine, e "benefit", che indica un vantaggio.

Essi rappresentano un elemento chiave nella struttura retributiva incentrante, agendo come potenti strumenti per valorizzare e incentivare le prestazioni lavorative.

A chi spettano

Mentre il welfare aziendale tende ad essere riservato a specifiche categorie o alla totalità dei dipendenti, i fringe benefits possono essere accordati individualmente, a discrezione del datore di lavoro. Sebbene spesso siano correlati a ruoli direttivi o di responsabilità, non esistono limitazioni legali che impediscano di estenderli anche ai lavoratori di livello inferiore.

Finalità

Le aziende spesso utilizzano i fringe benefits come strategia per ridurre oneri contributivi e fiscali che sarebbero associati a compensi puramente monetari. Tuttavia, oltre all'aspetto fiscale, questi benefici sono anche potenti strumenti di incentivazione e fidelizzazione per i dipendenti.

Natura retributiva

Contrariamente a ciò che si potrebbe pensare, i fringe benefits non sono doni: sono compensi in natura. Questo significa che sono erogati in cambio di un servizio lavorativo e, come tale, sono considerati retribuzione. Pertanto, possono influenzare il calcolo di altri elementi retributivi e, a meno che il lavoratore non decida diversamente, il datore di lavoro non può semplicemente eliminarli, rispettando il principio di irriducibilità della retribuzione.

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