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Un anno di governo Meloni tra Pnrr, inflazione ed extraprofitti

A Palazzo Chigi l'incontro della presidente del Consiglio Giorgia Meloni con i sindacati: al tavolo per i sindacati Maurizio Landini (Cgil), Luigi Sbarra (Cisl), Pierpaolo Bombardieri (Uil) e Paolo Capone (Ugl), Roma, 09 novembre 2022. Per il governo presenti i ministri del Lavoro Marina Calderone, della P.a. Paolo Zangrillo, delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso.ANSA/UFFICIO STAMPA PALAZZO CHIGI/FILIPPO ATTILI

Il Pil dell’Italia durante il primo anno del governo guidato da Giorgia Meloni ha subito dei ritocchi al ribasso, sulla scia della frenata della crescita che ha coinvolto tutta l’Europa, ma ha segnato performance migliori rispetto alle principali economie continentali. Il rimbalzo legato alla spesa pubblica effettuata per mettere in campo le politiche di accompagnamento alla fuoriuscita dalla pandemia di Covid si è arrestato.

L'IMPORTANZA DEL PNRR

La locomotiva tedesca, primo partner commerciale dell’Italia, arranca alle prese con la stagnazione. Tutta l’economia continentale ne sta risentendo. Una nuova spinta potrebbe arrivare dall’investimento delle risorse comunitarie del Pnrr, all’Italia spettano 191 miliardi di euro, ma i ritardi di attuazione rischiano di minarne la riuscita. L’Italia è tra i Paesi che hanno maggiormente insistito per una revisione di alcuni target del piano, considerando che è stato concepito dall’Ue prima che scoppiasse il conflitto in Ucraina e dunque non teneva conto dell’ondata di rialzo dei prezzi delle materie prime. Il governo a fine luglio ha chiesto la revisione di progetti per 19,5 miliardi di euro, sostenendo che sono emerse «criticità rilevanti che non consentono la conferma del finanziamento a valere sul piano». Il tentativo è di rifinanziarne alcuni tramite il fondo complementare al Pnrr e le risorse statali. La Ue ha recentemente sbloccato il pagamento della terza e della quarta rata. I mercati, a dispetto di alcuni timori della vigilia, hanno accolto senza preclusioni il primo governo dell’Italia repubblicana a trazione marcatamente di destra.

E’ sul fronte dell’inflazione che il governo si trova a fronteggiare il dato più allarmante. A ottobre 2022 quando l’esecutivo si insedia l’indice dei prezzi al consumo segna +11,8%, al top dal 1984, all’epoca c'era in carica il primo governo di Bettino Craxi. Dall’autunno scorso è partita una lenta discesa, anche se il dato relativo ai prezzi del 'carrello della spesà resta ancora elevato. Ad agosto 2023 Istat ha stimato un indice dei prezzi al consumo al +5,4% agosto, con una variazione di +0,3% sul mese precedente. L’andamento dello spread degli ultimi mesi è stato discendente pur segnando delle oscillazioni. Il 26 settembre 2022, il giorno dopo le elezioni che hanno assegnato la vittoria alla coalizione di centrodestra, il differenziale Btp/Bund ha chiuso in forte rialzo a 242 punti, ai massimi da maggio 2020, rispetto ai 229 dell’apertura con il tasso al 4,516%. Secondo gli analisti però la vittoria in Italia del centrodestra in quel momento ha impattato in maniera relativa sul rialzo dello spread e dei rendimenti: molto più evidente l’effetto tassi con la stretta della Bce in quel momento ancora tutta da digerire per gli operatori. Attualmente lo spread è sotto i 185 punti. (AGI)
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