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Cresce la voglia di risparmio sicuro, salgono i Btp

Acri-Ipsos, cauto ottimismo ma su giovani instabilità lavoro

Ritornano i titoli di Stato nel cuore dei risparmiatori italiani che puntano a prodotti sicuri, dai buoni rendimenti e semplici in tempi di alta inflazione e tassi in crescita mentre cala la preferenza per mattone e resta comunque elevata la quota di chi mantiene liquidità suoi conti correnti. La tradizionale indagine Acri con l’Ipsos in vista della giornata del risparmio del 31 ottobre, cui parteciperanno anche il ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti, il presidente dell’Abi Antonio Patuelli e il governatore Ignazio Visco, come suo ultimo appuntamento alla scadenza del mandato, fotografa fra gli italiani un «cauto ottimismo», con una "assuefazione» e capacità di adattamento al caro prezzi e una maggiore soddisfazione della propria situazione economica.

L’aumento dell’occupazione, una certa abilità nel limitare l'effetto dell’inflazione con maggiori accortezze senza rinunciare del tutto alle spese superflue, ha un effetto positivo e aumenta anche la capacità di risparmio. Insomma passata l’euforia del 2021 post Covid e la delusione del 2022 a causa della guerra in Ucraina e la fiammata dell’inflazione cui è seguita la serie di rialzi della Bce, i risparmiatori sono tornati a riprendere fiato. Lo studio segnala infatti «un modesto miglioramento del tenore di vita delle famiglie, che torna ai livelli pre-pandemia» mentre evidenzia come le famiglie in forte difficoltà economica siano in calo rispetto al 2022 e quelle che hanno registrato una migliore tenuta del tenore di vita sono in crescita rispetto allo stesso anno. Ciò si accompagna a una minore insoddisfazione: scende dal 17% al 14% la quota di chi appare seriamente in difficoltà».

E il sentimento generale di chi riesce a risparmiare è quello di una ricerca di prodotti sicuri e dal buon rendimento. Il 36% del campione dichiara di investire una parte dei risparmi rispetto al 34% nel 2022 e la quota di chi vuole strumenti più sicuri passa dal 23 al 38% con un balzo notevole. Non a caso il Mef ha drenato negli ultimi mesi parecchia liquidità dai risparmiatori con il lancio dei Btp valore (che beneficiano anche di una tassazione agevolata) mentre le banche hanno cambiato la loro offerta proponendo prodotti a rendimento più elevato e meno complessi. E tuttavia, avvisa l’indagine, l’abitudine a tenere risorse sul conto corrente non è scomparsa: «la propensione a spendere il denaro o a tenerlo a disposizione sul conto corrente riguarda il 62% degli italiani (era il 63% nel 2022 e il 61% nel 2021)».

Cala invece l’interesse per i prodotti Esg a finalità ambientali e sociali. Questi scontano, rispetto ad altre forme di investimento, in primis i titoli di stato, una minore percezione della solidità del proponente e una minore chiarezza delle proposta. C'è poi un tema giovani. L’indagine li fotografa più ottimisti sulla loro situazione economica futura, più interessati a migliorare le competenze finanziarie (l'Italia è agli ultimi posti nell’alfabetizzazione finanziaria), attenti alla transizione ecologica, più impegnati nel sociale e con maggiore fiducia nell’Unione Europa laddove le classi più anziane sono maggiormente scettiche e scosse dagli effetti degli aumenti dei tassi Bce.

Ma la maggioranza dei giovani del campione ha ancora una preoccupazione dominante: la stabilità lavorativa. Solo un quarto dei giovani si sente pienamente autonomi economicamente ma pochi di loro di età fra i 18 e i 30 anni, appena il 17% contro il 19% del totale, ha sottoscritto un fondo pensione o integrativo. I motivi principali della mancata scelta sono delle «altre priorità» e la sensazione che sia "troppo presto».

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