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Il quadro dell'Istat: è gelata sull'inflazione in Italia. Ma la crescita è a zero

I prezzi scendono sotto 2% per calo energia. Pil eurozona -0,1%

Il Pil fermo su crescita zero e l'inflazione che cala dal 5,3% di settembre all’1,8% di ottobre, mettendo a segno una lieve contrazione dello 0,1% sul mese precedente. E’ l’effetto del rallentamento dei prezzi dell’energia e in piccola parte di quelli degli alimentari. E' questo il quadro in chiaroscuro fornito dall’Istat che aggiorna due importanti indicatori dell’Italia e segnala che i valori acquisiti si fermano a +0,7% per il Pil e a . Ma, al momento, è una situazione migliore di quella europea dove il prodotto dell’eurozona, sempre nel terzo trimestre, è invece calato dello 0,1% mentre la crescita dei prezzi al consumo di ottobre si è si ridotta, ma si è attestata ben al di sopra della media italiana, segnando un +2,9%. Il governo, alle prese con la manovra, rivendica il risultato ma esprime anche una certa preoccupazione. Consumatori ed associazioni dei commercianti si dichiarano allarmati per il rallentamento della crescita e, almeno i primi, parlano di "effetto ottico» per il crollo dei prezzi: dipende in larghissima parte dall’energia e si confronta statisticamente con il livello stratosferico dell’anno scorso. Basta guardare la benzina, che registra in questo periodo un calo, segnando ora un prezzo al self di 1,871 euro per comprendere l’impatto dei beni energetici, tanto che anche nei dati dell’Istat il carrello della spesa ad ottobre rallenta ma passa dall’8,1% al 6,3%, un valore decisamente più alto dell’indice complessivo.

Se sui prezzi si tratta di una boccata d’ossigeno, sul fronte della crescita le preoccupazioni crescono. Prudenza viene espressa dal commissario Ue agli Affari Economici Paolo Gentiloni che invita tutti i partner a fare attenzione parlando di «una fase di transizione in cui servono cautela nella spesa e sostegno agli investimenti». E il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, alla sua ultima uscita, avverte che sulle stime economiche aleggiano rischi «orientati al ribasso, soprattutto per l’acuirsi delle tensioni geopolitiche e l'irrigidimento delle condizioni di finanziamento», cioè l'effetto, quest’ultimo, delle recenti strette monetarie. Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, sembra tirare un piccolo sospiro di sollievo appesantito com'è dalla gestione del debito: «il sistema è riuscito a reggere di fronte alla concomitanza di tanti fattori critici». Entusiasta invece il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, che richiama l’attenzione sul «carrello tricolore» nel calo dei prezzi e ringrazia tutta la filiera «per questa prova di coesione e di solidarietà. Un pieno e straordinario successo». Ma che si prende la replica piccata della Cgil: «Urso mistifica la realtà. Il carrello tricolore è inutile, se non peggio».

Anche i consumatori non ci stanno: il calo va confrontato con il livello altissimo dello scorso anno (circa il 12%) e il carrello della spesa è addirittura salito dello 0,1% invece di calare come l’indice generale. Ed è comunque ad un livello altissimo. Insomma la brusca riduzione è solo un «effetto ottico» ed è dovuta - dice il Codacons - «unicamente alla drastica riduzione dei prezzi dei beni energetici». E anche per l'energia ci sono comunque rischi: «la situazione potrebbe presto cambiare: - dice Assoutenti - la guerra scoppiata in Israele ha fatto salire le quotazioni dell’energia sopra i 50 euro al megawattora». Anche Federconsumatori parla di "illusione» ricordando che «il confronto avviene rispetto a un periodo in cui il tasso di inflazione ha registrato un fortissimo aumento, raggiungendo picchi del 12%». Unc punta il dito direttamente sull'iniziativa di Urso: «Rispetto a settembre i prezzi dei prodotti alimentari, ossia quelli interessati al Patto salva spesa, invece di scendere di prezzo salgono addirittura, +0,1%».

Sono preoccupate dall’economia ferma le organizzazioni che del commercio e dell’artigianato. L’Istat infatti registra 'un contributo negativo della domandà. In pratica dei consumi. La stagnazione del prodotto - spiega Confcommercio - «sembra dovuta all’insufficienza della domanda per consumi, condizionata dalla perdita di potere d’acquisto a sua volta determinata dalle elevate dinamiche inflazionistiche dei mesi scorsi. Si allontana, l’obiettivo di una crescita dello 0,8%». Una crescita che Confesercenti stima potrebbe fermarsi quest’anno allo 0,6%. "Alla conferma del rallentamento della crescita dei prezzi si continua a contrapporre una situazione di debolezza dei consumi», puntualizza Federdistribuzione. Infine per Cna «il nostro Paese abbia bisogno di investimenti per riprendere la strada dello sviluppo».

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