Daniela Cavallo, la 49enne di origini calabresi che guida il sindacato Volkswagen: "Nessun sito è al sicuro"
Volkswagen chiuderà almeno tre fabbriche in Germania. A dare l’allarme sulle concrete misure di risanamento di cui era già trapelato nei mesi scorsi è stato il consiglio di fabbrica, che teme a questo punto la perdita di decine di migliaia di posti di lavoro. In programma anche il taglio del 10% del salario per tutti i dipendenti e risparmi complessivi per circa 4 miliardi. I lavoratori sono scesi in piazza in una manifestazione spontanea, e il sindacato Ig Metall ha minacciato conseguenze, definendo il progetto dei vertici del gruppo «inaccettabile», «una ferita al cuore di Volkswagen». Anche il cancelliere Olaf Scholz ha fatto ribadire al suo portavoce che «eventuali errori del management non dovranno ricadere sui dipendenti e bisogna mantenere i posti di lavoro». Il dramma della chiusura degli impianti contribuisce alla forte tensione politica in Germania, dove il governo del cosiddetto semaforo (Spd, Verdi e Liberali) rischia di saltare proprio sui nodi economici, anche alla luce delle stime d’autunno che vedono la locomotiva d’Europa al secondo anno di seguito in recessione. Ma il contesto è a che più ampio, vista la forte crisi che investe il settore auto in tutta Europa, e le notizie di Vw hanno fatto rumore anche in Italia, dove il ministro delle Imprese Adolfo Urso ha messo in guardia: «Non si può aspettare la fine del 2026, come previsto dal regolamento sui veicoli leggeri, per esaminare quello che è accaduto ed eventualmente modificare la rotta. Non si può aspettare la fine del 2027, come previsto dal regolamento sui veicoli pesanti, per vedere quello che accade e poi eventualmente modificare la rotta. Non ci sarà più l’industria dell’auto nel 2027». La notizia della chiusura è arrivata da una seduta a porte chiuse, in cui i lavoratori sono stati informati dei piani predisposti dai vertici. «Il cda vuole chiudere almeno tre stabilimenti Vw in Germania», ha dichiarato la presidente del Consiglio di fabbrica, Daniela Cavallo. La 49enne, figlia di operai immigrati dalla provincia di Reggio Calabria, promette battaglia durante l’evento a Wolfsburg. «Nessuno stabilimento è al sicuro», anche tutti gli altri siti saranno ridimensionati» avverte. Il gruppo che conta 8 marchi impiega in quello principale 120mila persone in Germania, di cui almeno la metà a Wolfsburg, il quartier generale. Vw gestisce complessivamente 10 stabilimenti nella Repubblica federale, di cui 6 in Bassa Sassonia, 3 in Sassonia e uno in Assia. A settembre, il colosso ha cancellato il programma di sicurezza del lavoro in vigore da oltre 30 anni. E particolarmente a rischio sarebbe adesso lo stabilimento di Osnabrueck, che ha perso una commessa sperata da Porsche. Oggi bisogna ridurre «significativamente i costi», si legge in un documento diretto ai dipendenti, pubblicato dalla Bild. «Sì è vero: ci troviamo di fronte alla maggiore trasformazione della storia dell’automobile anche altri produttori devono combattere,». «È un fatto - continua -: produciamo a costi troppo elevati» ma «abbiamo piani chiari su come ottimizzare i costi dei prodotti dei materiali e della fabbrica. Se ognuno dà il suo contributo arriviamo velocemente all’obiettivo: torneremo ai vertici».
Chi è Daniela Cavallo
Daniela Cavallo è una dirigente di alto livello all'interno di Volkswagen AG, una delle case automobilistiche più importanti del mondo. Dal maggio 2021, è diventata presidente del consiglio di fabbrica di Volkswagen, subentrando a Bernd Osterloh. La sua posizione è di grande rilevanza poiché il consiglio di fabbrica rappresenta gli interessi dei lavoratori all'interno dell'azienda, e ha un ruolo fondamentale nel processo decisionale della società, influenzando strategie industriali e negoziati sindacali. La Cavallo ha origini calabresi ed è cresciuta in Germania ed è entrata in Volkswagen negli anni '90, iniziando la sua carriera in un apprendistato presso l’azienda. Negli anni ha ricoperto diversi ruoli all'interno della compagnia, acquisendo esperienza nelle risorse umane e nella gestione delle relazioni industriali. È conosciuta per il suo approccio pragmatico e per la sua capacità di mediazione tra i lavoratori e la dirigenza, cercando sempre un equilibrio tra innovazione e tutela dei diritti dei lavoratori. La sua leadership si è concentrata anche su temi come la transizione verso la mobilità elettrica, l’innovazione tecnologica e la sostenibilità ambientale, questioni strategiche per il futuro di Volkswagen.