Domenica 17 Novembre 2024

Comprare casa ora è più conveniente. Il tasso dei mutui scende ancora: è al 3,28%

I tassi scendono ormai da un anno e l'alleggerimento sui mutui per le case ma anche sui finanziamenti alle imprese è notevole, un punto percentuale da dicembre 2023. L’Abi non può che augurarsi che la Bce continui su questa strada ma la Banca centrale deve contemporaneamente fare i conti con l’inflazione e i cambi. In media, secondo il rapporto mensile Abi, a ottobre il tasso sulle nuove operazioni per acquisto di abitazioni è diminuito al 3,28%, rispetto al 3,31% di settembre 2024 e in calo rispetto al 4,42% di dicembre 2023. Un altro elemento significativo, sottolineato dal vice direttore generale vicario dell’Abi Gianfranco Torriero è la altrettanto consistente diminuzione del tasso medio sui finanziamenti alle imprese, dal 5,45% di dicembre al 4,60% di ottobre. Nell’ultimo mese, in particolare, si è registrata una diminuzione dello 0,30 per cento. L’Abi inquadra la tendenza nell’orizzonte dell’andamento dei tassi medi di mercato con uno sguardo agli ultimi movimenti. Nelle ultime due settimane il tasso Euribor a 3 mesi è stato in media del 3,04% (3,17% era la media di ottobre), 96 punti base in meno rispetto al valore massimo registrato a ottobre 2023. Il tasso dei Bot a sei mesi è stato del 2,95% (2,99% a ottobre); il tasso Irs a 10 anni (molto usato nei mutui) è stato del 2,39% (2,43% a ottobre). I dati sui futures «ci fanno ritenere che ci potrebbe essere un ulteriore taglio» ed «è sicuramente una cosa auspicabile» commenta Torriero, anche se sottolinea che l’Abi non fa direttamente stime. E’ un’evidenza però che «stiamo registrando un Euribor che fa presumere che anche a dicembre ci possa essere ulteriore taglio» e, commenta, «un allentamento della politica monetaria è fondamentale per dare certezza a chi vuole investire». La crescita economica è ancora debole, nonostante il dato migliore delle attese (+0,4%) dell’area euro nel terzo trimestre e la Banca centrale europea è fiduciosa che l’inflazione convergerà sul target del 2% nel 2025, nonostante resti un punto interrogativo sull'andamento nel settore dei servizi. «Il principale punto interrogativo è il motivo di questa crescita così fragile. E qui un fattore chiave è l’evoluzione dei consumi», ha sottolineato vicepresidente della Bce, Luis de Guindos, durante un dibattito pubblico della Commissione trilaterale a Madrid. La Bce ha tagliato i tassi tre volte fra giugno e ottobre, e un ulteriore taglio è atteso per la riunione di dicembre, quando Francoforte avrà in mano le nuove proiezioni di crescita e inflazione al 2027. Le aspettative sui mercati sono per un nuovo taglio da un quarto di punto che porterebbe il tasso sui depositi al 3%. Uno scenario più prudente rispetto a un taglio da mezzo punto, sul quale pesano anche le recenti parole del presidente della Fed, Jay Powell, che di fronte alla tenuta dell’economia americana ha detto che non c'è fretta di tagliare ancora i tassi. La Bce potrebbe anticipare, con una mossa più decisa sui tassi, il probabile impatto negativo che arriverebbe se l'amministrazione Trump metterà in pratiche le minacce di nuovi dazi alle importazioni dall’Europa. Prezzi più alti sul mercato americano ridurrebbero la competitività delle merci europee ma se nel contempo, è il ragionamento, il dollaro si rafforzasse contro l’euro, i prezzi per gli americani ne risulterebbero per altra via diminuiti: un’'arma valutarià in una 'guerra commercialè. Ma la Bce non può discostarsi troppo dagli orientamenti della Fed: di fronte al differenziale di crescita economica, l’euro è già in deciso calo ai minimi di un anno sul dollaro, con diversi investitori che guardano alla parità nei prossimi mesi

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