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Strategie anticrisi contro la pandemia economica

Lino Morgante

Una catastrofe, non solo per la Borsa di Milano: panico, sconcerto, senso di impotenza, rassegnazione, si sono diffusi a livello planetario. Quanto sta accadendo non può lasciarci indifferenti: ci sono in gioco i risparmi di milioni di famiglie e passata l'emergenza coronavirus, speriamo in tempi ragionevoli, non ci possiamo permettere di combattere  una “pandemia economica” senza precedenti. Statene certi, i miliardari padroni dei listini cadranno sempre in piedi e la battaglia la affronteremo solo noi.

La giornata di ieri, tragica come mai, non promette nulla di buono: lo Stoxx Europe 600, che riunisce i principali titoli del Vecchio Continente, ha chiuso in ribasso del 10,9%, il più ampio di sempre: sono stati bruciati  790  miliardi di euro. A Piazza Affari l’indice Ftse Mib ha segnato un -16,92%, mentre l’All Share ha ceduto il 16,40%. Bruciati, in una sola seduta, 68 miliardi di capitalizzazione, l'equivalente di due o tre manovre finanziarie.  Lo spread fra Btp e Bund tedeschi ha chiuso con un deciso rialzo, a quota 245 punti, con il rendimento del decennale salito all’1,71%.

La Bce ha  lasciato i tassi fermi (sono praticamente a zero), ma contro il coronavirus ha messo in campo altri 120 miliardi di euro per  acquistare titoli governativi sino alla fine dell’anno e ha annunciato aste di liquidità per le piccole e medie imprese. Basterà? A giudicare dall’esperienza degli ultimi anni, in casi del genere, sono necessari tempestività e interventi fuori dal comune, di totale rottura. E infatti le misure  approvate all’unanimità dall’Eurotower non sono piaciute ai mercati i quali, già negativi, sono sprofondati. Quali, dunque, potrebbero essere? Azzardiamo qualche ipotesi.  E non serve neppure, come sta valutando Bruxelles, scardinare il patto di stabilità.

La Banca centrale europea ha in pancia miliardi di euro in bond frutto degli acquisti di questi ultimi anni, finalizzati a stabilizzare i mercati e a dare sostegno a un’economia asfittica. Vale la pena continuare lungo questa strada, senza cercare soluzioni innovative, e riempire i forzieri di ulteriore carta straccia visto il momento e il possibile epilogo di una recessione globale? Perché non annullare tali “cambiali”  facendo proporzionalmente scendere il debito pubblico di tutta l'Eurozona?

Una sorta di concordato preventivo tra Stati sovrani, i debitori, e la Bce, il creditore. Appunto, concordato preventivo, ovvero rinuncia parziale al credito ma a certe condizioni. Quali? Nel caso dell'Italia, ad esempio, obbligo di emettere Btp (il 50 per cento di quelli “condonati”) vincolati a investimenti da realizzare sotto la supervisione dell’Ue, con procedure snelle: porti, aeroporti, ferrovie, alta velocità e messa in sicurezza del territorio. Un simile programma, a livello europeo, avrebbe un impatto davvero impressionante. Pensate poi se si coinvolgessero le ricche economie asiatiche o dei petrodollari!
Cosa può fare il nostro governo, dunque? Poco, e non per mancanza di buona volontà: occorrerebbero troppe risorse e noi italiani siamo indebitati fino al collo. E poi la globalizzazione non consente risultati apprezzabili, neppure ai solisti migliori.

Pur consapevoli che serve una strategia anticrisi come mai è accaduto, un provvedimento a costo zero, questo sì autarchico,  potrebbe essere esitato in poche ore: credito di imposta e  nessuna tassazione per i piccoli risparmiatori che nei prossimi tre mesi investiranno in azioni e titoli di aziende italiane. Anche così si può dimostrare l'attaccamento al proprio Paese.

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