Berlusconi non è uomo che in vita sua ha mai fatto un passo indietro o di lato. E non lo farà neanche adesso, a meno che i numeri non lo costringeranno a rimodulare gli obiettivi. E questo potrebbe avvenire anche dopo il quarto o quinto scrutinio. E se avrà una chance se la giocherà fino in fondo. Sta ancora facendo di conto ed è per questa ragione che ha fatto slittare il vertice del centrodestra. Salvini, che non vuol perdere la scena, malcela fastidio e lascia trapelare che potrebbe essere lui a sciogliere la riserva molto presto, gettando sul tavolo il nome di Elisabetta Casellati, cui il Cavaliere farebbe fatica a dire di no. Ma non lo farà, perché sarebbe letta ad Arcore come una imperdonabile fuga in avanti. Giorgia Meloni sta alla finestra e nella riffa delle ipotesi adombra la candidatura di un “esponente d’area culturale”: vedi un po’, deve aver pensato Silvio. Che, al di là dei rumors più pessimistici, non vede altro piano che non sia quello che porti al suo nome. E se proprio dovrà rinunciarci, è più che probabile che proponga un bis temporaneo a Mattarella, lasciando Draghi a Palazzo Chigi nella speranza di ritentare l’assalto al Quirinale tra un anno e mezzo.
Nel centrosinistra si comincia a far quadrato e non si immagina altra strada che non sia quella che porta a Draghi: nome da maneggiare con cautela in questa fase. La convergenza sul premier è generale, ma guai a sbagliare i tempi. In subordine, tra tutti gli assi nel mazzo del centrodestra, non sarebbe sgradita l’indicazione di Pierferdinando Casini, che come centrista ha preso e può continuare a prendere la forma dell’acqua.
In questo schieramento l’incognita più politicamente inquietante è rappresentata dallo scalcinato esercito dei parlamentari Cinque stelle: sono 232 ma né Conte né Di Maio sanno quanti ne controllano. L’unico aspetto di cui si preoccupano, questi Grandi elettori che talora appaiono come protagonisti casuali della storia d’Italia, è portare a compimento la legislatura. In realtà un nome di bandiera lo hanno già: Paolo Maddalena, da sventolare nei primi tre scrutini.
Il campo è ancora occupato da troppe incognite, ma di sabbia nelle clessidra ve ne è sempre meno. E le prime maschere dovranno essere presto dismesse.
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