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Partita a due per il Colle: Super Mario e il centrista di lungo corso

Chiamato da Mattarella al capezzale di un Paese messo in ginocchio da una pandemia e in ostaggio politico per via di una geografia parlamentare “impossibilitata” a dar vita a qualsivoglia forma di governo, dopo due esperienze – “gialloverde” e “giallorossa” – conflittuali e contraddittorie, Mario Draghi oggi lo si vorrebbe scaricare per riaffermare la supremazia della Politica sui tecnici, ancorché salvifici. È il disegno di più di un segretario e di frotte di parlamentari che temono una personalità così autorevole al Quirinale e che al contempo lavorano perché a Palazzo Chigi vada un nocchiero meno incline a opporre resistenze su alcuni temi: la gestione dei fondi del Pnrr su tutto. Draghi ha subodorato il rischio del “pensionamento” e ha messo le carte sul tavolo, promuovendo incontri con Salvini, Letta e Conte. Ai quali ha sostanzialmente comunicato che il Parlamento potrà anche eleggere il Capo dello Stato che vorrà, ma lui non resterà a Palazzo Chigi. Considererebbe l’esperienza di premier al capolinea.
Non ci sono veti ma ostacoli sì, eccome. Ad eccezione di Fratelli d’Italia che in questa partita appare giocoforza marginale, e che paradossalmente voterebbe Draghi per andare alle urne, divisioni albergano nel Pd e in Forza Italia. La Lega, alla fine della giostra, non avrebbe difficoltà a portare il premier sul Colle, così come i centristi. Quanto al M5Stelle, siamo di fronte a una balcanizzazione. Con Grillo e Di Maio che spingono per Draghi e Conte che guarda altrove. C’è un filo che però unisce tutti: la volontà di completare la legislatura.
In questo quadro è emerso il vero competitor di Draghi: Pierferdinando Casini. La “fiche” di Matteo Renzi che parte del Pd è pronto a fare sua, così come segmenti di Forza Italia, meno Berlusconi. Che non ha ancora digerito la scissione che l’ex leader Udc promosse nel centrodestra con Angelino Alfano. Oggi “azzurri”, leghisti e meloniani è probabile che recapitino a M5Stelle e centrosinistra una rosa di nomi: Casellati e Frattini ne faranno parte. Possibile che in coda vi siano anche quelli di Draghi e Casini. I nodi nel centrosinistra dovranno essere sciolti soprattutto in casa Pd. Sperare, invece, che Conte e Di Maio tengano insieme le truppe dei “pentastellati” – 230 Grandi elettori – è ambizione destinata alla frustrazione. Però adesso si comincia a trattare sul serio e questo restringe il campo.

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