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Morti centinaia di bimbi in un anno. I figli della guerra tra Ucraina e Russia vogliono vincere... la pace

È tutto terribilmente banale. Lo è sempre se le colpe dei padri ricadono sui figli. Se una patria non può più essere madre. Se la guerra si combatte dentro quella che è stata una famiglia, tra governi come genitori separati in casa, se un brutto giorno un regime chiassoso spegne il dialogo, silenzia il confronto a suon di esplosioni. Se pure le scuole diventano obiettivo di militari che smettono di essere civili. E le cattedre un piedistallo su cui salire, se gli insegnanti smettono d'imparare. Se gli adulti non si curano dei bambini.

I bambini, i figli... i grandi sconfitti di questa battaglia, forse l'unico punto di contatto tra un confine e l'altro. Ne sono morti mezzo migliaio. Oltre un milione e mezzo feriti dalla depressione, sono almeno cinque milioni quelli che ai quali è stata rubata l'istruzione, l'83% vive in assoluta povertà. E non si possono contare quanti di loro sono rimasti soli al mondo. Con lo sguardo biondo sbarrato dall'orrore, ormai abituato alla paura di perdere anche il ricordo di una casa che, lì intorno, non esiste più.

Dovrebbero bastare loro, i piccoli, ad aprire gli occhi dei grandi della Terra. Sull'Ucraina o sulla Russia degli ultimi dodici mesi come in tutti i luoghi martoriati di sempre. Può bastare pensare (e crederci davvero) che "pace", nell'alfabeto di qualsiasi narrazione (anche la più retorica), viene prima di "vittoria"? Quando i progetti di certi padri sono il destino di tutti i figli, quando la matrigna vince sulla madre e finisce ogni favola... mettere il fiocco su pacchetti di sanzioni a che serve se alla fine paga chi non ha niente, neanche una colpa? Una "operazione speciale" da un lato, "un anno d'invincibilità" dall'altro. Punti di vista in mezzo ad un est e un ovest che hanno rotto più che i cardini, trincerati in ideologie talvolta prive di idee. Sarà che alla fine non c'è difesa che tenga se non si smette di lottare, né futuro se lo si uccide?

È tutto talmente "banale", lo è, ma nel suo senso originario, storico: "concesso in uso alla comunità". L'unica strada percorribile perché ciò che è morto non muoia mai.

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