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Red Canzian: vi racconto l’entusiasmante storia del rock

Red Canzian: vi racconto l’entusiasmante storia del rock

«Sono gli anni 50 e questo bambino, che sarei io, arriva davanti a una grande radio di legno, gira le manopole e comincia a sentire quell'epoca di “Grazie dei fiori”, “Mamma son tanto felice”, “Casetta in Canada”. Poi lo stesso bambino si gira e sorride, gli mancano due denti, batte le mani, salta felice. Cominciamo a suonare “Tutti Frutti” di Little Richard e inizia un viaggio fantastico...». Quello del “Testimone del Tempo Tour”, il colossale racconto del rock dagli anni 50 ad oggi secondo Red Canzian, attraverso la storia e i Pooh. L'artista sarà tra i protagonisti, il 15 settembre, del GDShow al Teatro Antico di Taormina.

Uno spettacolo a struttura tripartita: musica, testi e immagini (film e video) di sessantotto anni di musica con in mezzo il ’68: i Beatles li introduce Ed Sullivan (che il 16 febbraio del '64 li presentò nel suo show) , il rock'n'roll lo addolcisce Elvis, l’Italia dei cantautori è quella di Tenco e Paoli, la musica di protesta di Bob Dylan, le atmosfere da festival pop, del psichedelico, i racconti londinesi di Piccadilly Circus e la minigonna di Mary Quant «che ha rischiato di renderci tutti quanti ciechi, noi abituati alle gonne delle zie». Ma Canzian quest'estate è stato anche “Red in Blue” con l'Orchestra Sinfonica Abruzzese (33 elementi stabili, arcate uguali e affiatamento da band) e trio ritmico (Claudio Filippini al pianoforte ,Phil Mer batteria, Andrea Lombardini al basso con la voce ospite di Chiara Canzian). L'amore, il tempo, la vita e le scelte con un registro meno storico e più metafisico ma senza nostalgia, piuttosto come un voto al movimento, al cambiamento e alla modifica.

Due progetti di narrazione totale e una coerenza di sound che si sente nella scelta del total acustico, col vintage delle chitarre, nell’ispirazione di un signore che il basso se lo sa costruire da solo e che «l'elettronica la concepisco soltanto in una lampadina!»

“Testimone del Tempo” (pubblicato il 16 febbraio) è in un certo senso il tuo primo disco di inediti, considerato che “Io e Red” (1986) è tanto in là e “L'Istinto e le Stelle” (2014) si è risolto in una “fuitina” dai Pooh. Musiche tutte tue, i testi invece te li sei andato a cercare…

«Sono andato a cercarmi gli amici che assomigliassero alle musiche che già avevo scritto. Ermal (Meta), che in gioventù ha sofferto molto, era perfetto per un pezzo struggente come “La notte è un’alba”. Enrico Ruggeri, in “Meravigliami ancora” doveva esserci lui a parlare di tournée, col sapore di band on the road. “L'amore serio” era perfetto per Ivano Fossati, nessuno meglio di lui poteva raccontare l'orgoglio di chi rimane e non di quello che se ne va. Poi c'è Renato Zero, il visionario di “Cantico”, che cambia tempo 13 volte!».

“Ognuno ha il suo racconto”, lo hai cantato tu stesso sul palco dell’Ariston…

«Sì, lì ero io che mi dovevo sollevare dalla “chiusura” dei Pooh, dovevo far sapere che esistevo. Perché nell'immaginario collettivo io non canto, non si sa che scrivo, che compongo. Per i più sono il bassista dei Pooh. Bisognava ripartire da capo e allora eccomi esordiente a 67 anni».

E quanto per te fosse importante cantare si è intuito durante la malattia di qualche mese fa quando, forse, più che per la vita hai temuto per voce. O forse le due cose coincidono...

«Mi hanno trovato questo tumore al polmone ai primi d'aprile e io il 23 avevo le prove per la tournée. E il mio problema non è stato “oddio ho un tumore”... ma “oddio ho le prove”: l'incoscienza! Infatti mi sono fatto operare il 13 e con tutti i drenaggi dopo dieci giorni ero sul palco a fare le prove. La musica ti dà un motivo, come quando lotti per i tuoi figli: non hai scuse, non senti dolore, non conta la fatica. Mio padre andava in miniera per provvedere a noi e non ha certamente mai sentito la stanchezza di chi non ha una famiglia per cui farlo. S. Agostino diceva che chi canta prega due volte...».

Cioè la fede ha un ruolo?

«Essere in sintonia con qualcuno lassù male non fa...».

Sul palco del tour con te ci sono i tuoi figli Chiara e Phil. Sono loro i tuoi testimoni del tempo?

«Un passaggio di testimone ideale, è bellissimo e necessario condividere. A casa si ascoltavano Beatles, Simon & Garfunkel, Joni Mitchell, Pink Floyd, Sting e quindi inevitabilmente sono cresciuti tra genialità e predisposizione alla musica straordinaria. Se fossero delle pippe non è che me li porterei in giro... li porterei in vacanza!».

Intanto il prossimo appuntamento con la Sicilia è per il 15 settembre a Taormina… Di tutto quello che hai tra le mani, al Teatro Antico che porterai?

«Sto cercando di coinvolgere due musicisti, sax soprano e chitarra acustica insieme al piano che suonerà Phil, che è un grande pianista oltre che batterista. Una manciata di canzoni in punta di anima... ma quel posto lì è talmente bello che ci verrei a fare la stagione!».

Ora pensi già a dopo?

Sto pensando, questa è la prima volta che lo dico, a fondere “Red in Blue” con “Testimone del Tempo”, orchestra sinfonica e rock, un suono tipo Electric Light Orchestra per capirci. Voglio arrivare da quelle parti là che, guarda caso, sono sempre gli anni 60, il periodo della musica che ha cambiato il mondo! E poi sto scrivendo un musical...».

Stefano D'Orazio è stato pioniere…

«Come no! Infatti non è escluso che coinvolga anche lui per la parte testuale del racconto, ma prima di parlarne devo capire io. Come in tutti i progetti che ho dentro, io macino, esamino, somatizzo e metabolizzo. Quando ho le idee chiare basta un attimo».

Il tempo di cui sei testimone lo stempera il brivido dell'applauso?

«No, perché adesso l'applauso è solo per me!».

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