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Buenos Aires, rabbino capo picchiato nella sua casa: "Atto antisemita"

Rabbino capo Buenos Aires

Potrebbe essere stata solo una rapina. Ma l’aggressione al rabbino capo di Buenos Aires, massacrato nel cuore della notte davanti alla moglie, nella loro casa nella capitale argentina, riaccende l’allarme sull'onda antisemita. Come ha subito sottolineato Israele, bollando l'episodio che ha visto vittima Gabriel Davidovich, ricoverato in gravi condizioni all'ospedale, come un "atto antisemita".

La misura è colma ed è tempo che si «impedisca all'antisemitismo di sollevare la testa», ha tuonato Benyamin Netanyahu, primo ministro israeliano, rivolgendosi alla comunità internazionale. Quel mondo che da tempo vede una recrudescenza delle manifestazioni anti-ebraiche. Come in Francia dove sono molti e ripetuti gli episodi, sfociati la scorsa settimana da una presa di posizione collettiva in una grande manifestazione contro l’antisemitismo a Parigi.

«Faccio appello alla comunità internazionale - ha sottolineato il premier israeliano - perché si operi contro questo fenomeno». E il presidente israeliano, Reuven Rivlin, ha fatto sapere che lo Stato di Israele «farà tutto il necessario per proteggere gli ebrei ovunque abbiano scelto di vivere e intraprenderà ogni passo per mettervi al riparo dai pericoli».

Davidovich - secondo i media israeliani - è stato ricoverato in condizioni gravi con la frattura di numerose costole e una lacerazione al polmone. Gli aggressori, almeno sette, si sono vantati di sapere perfettamente chi stavano attaccando: «Sappiamo che sei il rabbino capo della Amia» (l'Associazione di mutua assistenza israelita-argentina), le ultime parole ascoltate da Davidovich prima di essere pestato di botte.

In un comunicato la stessa Amia ha indicato che l’attacco è avvenuto alle 2 di notte nella residenza che il massimo
rappresentante del "Rabbinato superiore" occupa nel quartiere di Balvanera della zona di Once.
I malviventi hanno agito con particolare brutalità nei suoi confronti  causandogli gravi danni fisici prima di darsi alla fuga con oggetti preziosi e denaro. Insieme a lui si trovava la moglie che è stata legata, senza però essere maltrattata. Il religioso è ora ricoverato in un centro medico dove è curato per le importanti lesioni riportate, mentre il grave incidente è stato denunciato presso un commissariato di polizia che ha avviato le indagini.

Nel suo comunicato la Amia esige «l'immediato e totale chiarimento dell’accaduto» e manifesta «la sua profonda preoccupazione per le frasi pronunciate dai delinquenti prima dell’attacco al Gran Rabbino». Una richiesta che trova riscontro nelle parole del presidente argentino Mauricio Macri che, condannando l’episodio, ha auspicato, in un tweet, che si trovino presto i responsabili.

E proprio l’Amia nel 1994 aveva conosciuto uno dei più gravi attentati antisemiti degli ultimi decenni, quando terroristi massacrarono 85 persone contro il centro culturale ebraico di Buenos Aires: un attentato dove non si è mai arrivati a individuare i responsabili, anche se le indagini spingevano nella direzione di un complotto di matrice iraniana. E sul quale gravano sospetti di gravi insabbiamenti.

Davidovich è dal 2013 il massimo rappresentante del "Rabbinato superiore" operativo presso la Amia, ed è incaricato di sorvegliare il corretto compimento nella vita comunitaria delle leggi legate con le pratiche religiose previste dai testi sacri ebraici come la Torah.

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