"Il presidente non è un suprematista bianco. Non so quante volte dobbiamo dirlo". Queste le parole del chief of staff ad interim della Casa Bianca Mick Mulvaney alla Fox, all'indomani delle critiche piovute su Trump per la sua condanna troppo generica dell'attentato alle due moschee in Nuova Zelanda ad opera del suprematista bianco Brenton Tarrant. "Più che dipingere Tarrant come un supporter di Trump bisogna guardare ai suoi passaggi eco-terroristici nel suo manifesto e allinearlo con Nancy Pelosi o Ocasio-Cortez", ha continuato Mulvaney riferendosi alla speaker della Camera e alla giovane e popolare deputata progressista dem, paladina del 'Green new Deal'. Intanto, all'indomani della strage, proprio il presidente Trump non solo ha chiesto il ritorno in tv della conduttrice conservatrice Jeanine Pirro, apparentemente sospesa da Fox per le sue dichiarazioni islamofobiche, ma ha anche invitato a "combattere per Tucker Carlson", il popolare anchorman di destra di cui, nei giorni scorsi, sono riaffiorati commenti razzisti, anti-musulmani e omofobici fatti una decina di anni fa in uno show radiofonico. Commenti per i quali non si è scusato. La Fox è rimasta al suo fianco, a differenza di quanto successo con la Pirro. Secondo vari esperti ed organizzazioni anti razziste, Carlson, forte simpatizzante del tycoon, è amato dai suprematisti bianchi, di cui sarebbe un importante punto di riferimento. "Tucker Carlson probabilmente è il commentatore numero uno nel diffondere nel mainstream i principi base del nazionalismo bianco in questo Paese, cioè la paura degli immigrati, la paura dei musulmani, il tenerli fuori sostenendo che i bianchi sono sotto attacco", ha detto Heidi Beirich, capo del Southern Poverty Law Center's Intelligence Project.