«Abbiamo ucciso un crociato italiano». In poche righe l’Isis ha annunciato, postando prima i suoi documenti poi anche la foto del corpo, Lorenzo Orsetti, il giovane fiorentino che un anno e mezzo fa aveva lasciato l'Italia per andare a combattere in Siria, tra le fila delle milizie curde dell’Ypg, legate al Pkk turco. 'Il combattentè, questo il nome di battaglia di Lorenzo, soprannominato dagli amici semplicemente 'Orsò, è morto senza rimpianti. Certo di aver dato la vita per una causa in cui credeva, la «difesa della libertà» e la lotta per gli oppressi, come ricordano anche i genitori raggiunti dalla terribile notizia a Firenze, dove vivono, che nel dolore si dicono «orgogliosi di lui».
Nelle crude immagini che giungono dal fronte, sul volto a terra e senza vita di Lorenzo Orsetti, con la barba e le sopracciglia impastate alla polvere della battaglia, non c'è più quello sguardo sornione delle numerose foto, anche recenti, che lo ritraevano con la divisa mimetica accanto a una mitragliatrice oppure mentre fumavata appoggiato a un muro con le insegne dell’Isis.
Secondo le prime ricostruzioni, Orsetti è stato ucciso assieme agli altri membri della sua unità sul fronte di Baghuz, in una imboscata dei jihadisti, da settimane asserragliati nel loro ultimo accampamento tra il fiume Eufrate e il confine iracheno. «Orso» in Italia e «Têkoer» ('combattente' in curdo) in battaglia, Lorenzo Orsetti era partito per il Medio Oriente un anno e mezzo fa, lasciando il suo lavoro di cuoco e sommelier. Nel 2015, a Firenze, si era avvicinato alla causa curda. E nel settembre di due anni dopo si era unito a un gruppo di militanti anarchici diretti in Siria. Soffiava allora il vento della «liberazione» di Raqqa, a lungo capitale dell’Isis nel nord del paese. E col sostegno degli americani, le forze curde si preparavano per la conquista di Dayr az Zor, città araba sull'Eufrate, in una zona ricca di petrolio. Nel rivendicare la sua uccisione, l’Isis lo ha definito il "crociato italiano», pubblicando le immagini della tessera sanitaria, della carta di credito di Orsetti e del suo corpo senza vita, accasciato a terra sulla polvere di Baghuz.
I compagni del gruppo presenti in Siria hanno salutato come un «martire» «il compagno" Orsetti», descrivendolo come un «soldato incredibilmente coraggioso», «sempre l’ultimo a lasciare» il fronte. Lo stesso gruppo di anarchici ha pubblicato il suo testamento, una consuetudine per tutti i miliziani: «Se state leggendo questo messaggio - si apre la lettera - significa che non sono più in questo mondo». «Nonostante questa prematura dipartita, la mia vita - scriveva Orsetti - resta comunque un successo e sono quasi certo che me ne sono andato con il sorriso sulle labbra. Non avrei potuto chiedere di meglio».
In una testimonianza di appena due settimane fa raccontava di essersi preso una pausa dal fronte di Baghuz, e di esser tornato nelle retrovie. Ricordava le sofferenze nella sconfitta curda di Afrin, subita l’anno scorso di fronte all’avanzata delle forze turche nella Siria nord-occidentale. Da Afrin era andato poi all’altro capo della Siria, al fronte con Hajin, tra Dayr az Zor e Baghuz. E lì aveva detto di sentirsi dentro 'Guernicà, il quadro di Picasso. Non pensava di tornare presto in Italia, ma non aveva timore di dover eventualmente spiegare le ragioni delle sue scelte. Comunque, diceva di guardare oltre la guerra. Di volersi sentire utile alla causa curda e di volersi impegnare in progetti di sviluppo, a sostegno dei civili.
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