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La nave della ong tedesca Sea Eye salva 64 migranti al largo della Libia, Salvini "Vadano ad Amburgo"

Sea Eye

Si profila un nuovo braccio di ferro nel Mediterraneo centrale sulla pelle di chi scappa dalla Libia: la Alan Kurdi, la nave della Ong tedesca Sea Eye, ha soccorso ad una trentina di miglia dalla costa di Zuharaw un gommone con a bordo 64 migranti, tra cui donne e bambini, e ha puntato la prua verso nord. Immediata la risposta del ministro dell’Interno Matteo Salvini: «nave tedesca, vadano ad Amburgo».

L’allarme è scattato attorno alle 10.30 e ancora una volta a raccogliere la segnalazione è stato Alarm Phone. «Siamo stati chiamati da 64 persone, fra cui ci sarebbero 10 donne e 6 bambini. Abbiamo ricevuto la loro posizione Gps» ma «le autorità che abbiamo chiamato sono irraggiungibili». Mezzora dopo il servizio telefonico che fornisce ai migranti un numero da chiamare in caso di difficoltà, riceve una seconda chiamata nel corso della quale le persone a bordo hanno detto di aver bisogno di «cure mediche».

Le indicazioni sulla posizione del gommone sono state inviate immediatamente via mail alla Guardia Costiera libica e alla Alan Kurdi, l’unica nave delle organizzazioni umanitarie che in questo momento si trova nel Mediterraneo centrale e che era in zona alla ricerca del barcone scomparso ormai 48 ore fa - l’ultima segnalazione è arrivata sempre ad Alarm Phone la sera di domenica attorno alle 22 - con a bordo una cinquantina di persone.

Di questo gommone non c'è traccia è nessuno può escludere che sia finito in fondo al mare con il suo carico di disperati, come già accaduto ad decine di imbarcazioni fatiscenti delle quali non si è saputo mai più nulla.  Da Tripoli nessuno ha risposto, dicono da Alarm Phone, mentre la nave di Sea Eye si è diretta nel punto indicato. Il gommone è stato avvistato poco dopo e nel primo pomeriggio i migranti - 48 uomini, 10 donne e 6 bambini - erano tutti in salvo, come si vede nel video diffuso dalla Ong. C'è Manuel, un ragazzino di 6 anni, lo sguardo profondo e in testa un casco arancione più grande di lui, e un gruppo di donne, una delle quali ha tiene in braccio una bambina di non più di un anno. E c'è un uomo, scalzo, che si inginocchia con le mani rivolte al cielo per ringraziare di non essere morto, «Sono tutti in salvo sulla nostra nave» twitta la Ong quando la Alan Kurdi ha già puntato la prua verso nord. Se la nave si dirigerà a Malta o a Lampedusa non è ancora chiaro: al momento non è arrivata alle autorità italiane la richiesta di Pos (Place of Safety). Ma anche se arrivasse, cosa accadrà lo ha già detto Matteo Salvini: «nave battente bandiera tedesca, Ong tedesca, armatore tedesco e capitano di Amburgo, è intervenuta in acque libiche e chiede un porto sicuro. Bene, vada ad Amburgo».

Nelle prossime ore si vedrà dove porterà il braccio di ferro con il rischio più che concreto che i migranti passino giorni in mare. Ma non c'è solo questo a rendere sempre più difficile la vita alle Ong. Alla politica dei portichiusi di Italia e Malta si aggiunge il 'warning' che la Guardia Costiera e la Marina Libica hanno pubblicato sui propri profili Facebook: «non entrate nelle nostre acque territoriali» e l’avviso ai naviganti. «Siamo un’istituzione degna di rispetto e - minaccia il portavoce della Marina Libica, l’ammiraglio Ayob Amr Ghasem - in caso di violazione della sovranità del nostro Paese, risponderemo conformemente al diritto internazionale. Siamo stufi di ong che violano la nostra sovranità».

Con l’estate alle porte, i rischi per chi tenta di attraversare il Mediterraneo si fanno sempre più alti.

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