La Brexit è realtà. Almeno sui passaporti di alcuni cittadini britannici che in questi giorni hanno ricevuto la nuova versione del documento senza la scritta 'European Union' sulla copertina. I passaporti erano stati preparati in vista del divorzio dall’Unione europea il 29 marzo e il mese scorso il ministero degli Interni aveva annunciato che avrebbe cominciato a distribuirli, nonostante a Westminster si continui a discutere come se il dibattito sulla Brexit fosse appena iniziato, con la premier Theresa May che tenta di trovare un accordo con l’opposizione Labour e tra tre giorni i leader europei dovranno dare il loro verdetto sulla richiesta di un’estensione al 30 giugno.
Il cancelliere dello Scacchiera Philip Hammond si è detto "ottimista» sulla possibilità di raggiungere un’intesa con i laburisti. A margine di un’Ecofin informale a Bucarest il ministro delle Finanze ha spiegato che il governo «non ha linee rosse». Le conversazioni con il Labour sono in corso, ha sottolineato - e teniamo aperta ogni possibilità: il Parlamento sarà in seduta la settimana prossima, quando dovrebbe essere in pausa, in modo che se avremo qualcosa da sottoporre, potremo farlo subito».
Se al vertice straordinario del 10 aprile i 27 dovessero concedere l’estensione a Londra il governo dovrà iniziare a correre davvero per raggiungere e poi far passare un qualche accordo di divorzio. Per il premier irlandese Leo Varadkar è «altamente improbabile» che qualche leader Ue ponga il veto perchè causerebbe «danni economici e politici» ad altri stati membri in caso di no deal e per questo «non sarebbe perdonato».
Hammond ha anche confessato di comprendere che «i colleghi dell’Ue siano stufi, dato che ci vuole ancora tempo» e ammesso di «non poterne più neanche noi». Un sentimento che pare sia condiviso da molti a Westminster. Secondo il medico ed ex deputato conservatore Phillip Lee, che si è dimesso l’anno scorso per fare campagna contro la Brexit, i parlamentari sono "visibilmente provati» da mesi di dibattiti. «Ho visto gente, piangere, arrabbiarsi, litigare perlopiù per stanchezza. Il parlamento è diventato una pentola a pressione», ha raccontato il medico al Financial Times esprimendo preoccupazione per la capacità dei deputati, a questo punto, di «prendere decisioni vitali per il Paese». Ma la crisi di nervi non è appannaggio solo dei politici. In quasi tre anni la Brexit ha messo alla prova l’equilibrio mentale di tutto il Regno Unito.
Lo dimostra un recente reportage del Guardian che ha chiesto ai suoi lettori di raccontare come stanno vivendo questi mesi di incertezza. «Incubo», «ansia», «insonnia», «stress», «terrore», «rabbia» le parole più ricorrenti nelle testimonianze. E secondo un sondaggio della società di consulenza British Thanks per il 64% il processo di divorzio da Bruxelles ha avuto un impatto negativo sulla psiche del 64% dei britannici. Quale effetto avranno i nuovi passaporti, invece, si vedrà. Alcune delle persone che ne hanno ricevuto hanno condiviso l'esperienza sui social. C'è chi si è definito «davvero inorridito», ma anche chi ha sentito di «riavere indietro la sua identità». Il ministero degli Interni ha spiegato che continuerà a emettere i vecchi passaporti finchè non finiranno le scorte e che i cittadini non avranno la possibilità di scegliere tra le due versioni. In ogni caso, non si tratta dei passaporti definitivi. Dalla fine di quest’anno i documenti subiranno un altro cambiamento: dall’attuale colore rosso bordeaux si passerà gradualmente al blu, il tradizionale colore dei passaporti britannici fino al 1988.
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