È un 24enne algerino, studente di ingegneria informatica, il principale sospettato per l’attacco con un pacco bomba nel centro di Lione, che venerdì scorso ha causato il ferimento di 13 persone. La polizia lo ha arrestato - dopo una caccia all’uomo durata tre giorni - nel settimo arrondissement della città dell’Est della Francia mentre scendeva da un autobus.
Nelle ore successive sono stati arrestati anche il fratello minore, 18 anni, e i genitori. Tutti di nazionalità algerina. La sorella è invece stata ascoltata dagli inquirenti come persona informata sui fatti. «È uno studente, è stato fermato in modo molto tranquillo, quando ha visto la polizia ha alzato le braccia», ha raccontato il sindaco Gerard Collomb, ex ministro dell’Interno, rientrato in anticipo dal Giappone per seguire l’emergenza.
Gli investigatori hanno voluto catturare il sospetto fuori dalla sua abitazione, perquisita in seguito, per il timore della presenza di esplosivi. Il sospetto, che allo stato attuale non sembra collaborare con gli inquirenti, è indagato dalla procura antiterrorismo per tentato omicidio plurimo. Sul movente non sono ancora state avanzate ipotesi. Il giovane non era noto alle forze dell’ordine e non era segnalato come radicalizzato, come spesso accaduto invece per altri attentatori francesi.
Secondo fonti vicine all’inchiesta, nell’ordigno - azionato a distanza - è stata utilizzata una piccola quantità di Tatp, perossido di acetone, lo stesso esplosivo usato negli attacchi al Bataclan e all’aeroporto di Bruxelles. A portare gli oltre cento agenti, tra polizia giudiziaria e della scientifica, sulle tracce del 24enne sono state le immagini a circuito chiuso che hanno permesso di individuarlo, anche se a volto coperto, e alcune tracce di dna trovate sul pacco bomba, che però non hanno dato riscontro immediato.
Gli investigatori sono stati in grado di sfruttare la geolocalizzazione del suo telefono cellulare, così un alimentatore trovato nella borsa Kraft che conteneva l’esplosivo improvvisato. Sono state di grande aiuto anche le oltre 250 chiamate arrivate al numero di telefono della polizia, che aveva diffuso le immagini del ricercato già venerdì sera.
Il ministro dell’Interno, Christophe Castaner, che venerdì sera aveva annullato i suoi impegni elettorali per recarsi sul posto, si è congratulato con gli investigatori per «l'azione decisiva».
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