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Il G20 avverte Usa e Cina: "Stop alla guerra dei dazi o l'economia è a rischio"

La crescita globale si «sta stabilizzando» ed è proiettata verso un aumento moderato nel 2019 e nel 2020: il G20 finanziario di Fukuoka prende atto dei passi in avanti fatti, ma è pronto ad agire a fronte dei rischi al ribasso dovuti alle tensioni sul commercio, in particolare tra Usa e Cina, che si sono «intensificate».

La formula usata nel comunicato finale non impegna in modo diretto i «responsabili» a trovare la pace e ad evitare altri colpi all’economia mondiale, ma si limita a segnalare i dazi. «Nelle discussioni avute c'è stata grande preoccupazione sui rischi di guerra commerciale tra Usa e Cina», ha detto senza mezze misure il ministro dell’Economia francese Bruno Le Maire, tra i più decisi nel criticare l’attuale scenario.

«Tutti i Paesi hanno chiesto a loro due di ridurre le tensioni esortando a fare tutto il possibile per evitare uno scontro che avrebbe impatto negativo, duraturo e profondo sulla crescita». Le Maire, in conferenza stampa, s'è spinto oltre chiedendo negoziati tra Pechino e Washington su un accordo che spinga la riforma del Wto a difesa del «multilateralismo per la soluzione dei conflitti». Il governatore di Bankitalia Ignazio Visco ha riferito che «si è parlato di questioni strutturali, più che congiunturali» nei due giorni di riunione nel sud del Giappone.

«Si è dato per acquisito che abbiamo avuto un rallentamento da cui si sta uscendo. A meno che i rischi di protezionismo o geopolitici (come la hard Brexit, ndr) non rendano più difficile il ritorno a un passo economico sostenuto». Il punto di fondo è che «il commercio mondiale è in riflessione». Ha detto di aver parlato col segretario al Tesoro Usa Steven Munchin e che «questa sequenza di accordi con Messico, Canada, Giappone, ma anche con
la Cina tutto sommato, sta andando bene».

È l’incertezza, come «molti di noi hanno sottolineato, che rallenta gli investimenti per cui abbiamo il paradosso della domanda interna che più di quella esterna tende a ridursi». Anche per il Fmi la «principale minaccia» all’economia è la continua tensione commerciale. Il direttore generale Christine Lagarde ha sottolineato «la priorità» da dare alla soluzione degli scontri, tra «l'eliminazione dei dazi esistenti ed evitarne di nuovi, continuando a lavorare alla modernizzazione del sistema commerciale internazionale».

Munchin ha visto il governatore della Banca centrale cinese Yi Gang, scrivendo su Twitter di «un incontro costruttivo» e di una «discussione sincera sulle questioni commerciali». Nessun riferimento, invece, al summit tra i presidenti Donald Trump e Xi Jinping al G20 dei leader di Osaka del 28 e 29 giugno. Dal loro faccia a faccia, come ammesso dallo stesso Mnuchin, dipende l'avanzamento dei negoziati.

Il comunicato finale ha riconfermato l’impegno ad astenersi da svalutazioni valutarie competitive, mentre contro gli
squilibri globali delle partite correnti, è rimarcata l'importanza del monitoraggio di tutte le componenti di interscambio. «Il consenso emerso è forse più alto di quello emerso in tutti i G20 precedenti», ha notato Visco. Per questo, su altro tema un tempo controverso, si è trovata la convergenza quadro: la tassazione dei giganti del web, come Amazon, Google e Facebook.

L’obiettivo è di arrivare entro la fine del 2020 alla piena operatività del nuovo regime fiscale con l’idea di tassare le
multinazionali digitali superando il requisito della loro presenza fisica: non più il parametro della ubicazione dei loro
uffici, spesso sistemati in Paesi a tassazione particolarmente premiale, ma in base a dove registrano le loro entrate.

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