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Tragedia in Siria, 50 bambini morti di stenti in un campo profughi

ADVANCE FOR PUBLICATION ON FRIDAY, MAR. 15, AND THEREAFTER - In this Tuesday, March 12, 2019 photo, displaced Syrian children slide down a hill, above a refugee camp in the town of Bar Elias, in Lebanon's Bekaa Valley. As Syria marks the eighth anniversary of its grinding war, the violence has left a trail of broken lives. What started as peaceful protests in 2011 asking for government change turned into one of the cruelest modern wars. Among the countrys pre-war 23 million population, now half are displaced, nearly half a million dead. (ANSA/AP Photo/Bilal Hussein) [CopyrightNotice: Copyright 2019 The Associated Press. All rights reserved.]

Dalla Siria, segnata da due attentati dinamitardi nel nord-ovest e nel nord-est che hanno causato in tutto più di 20 vittime tra morti e feriti, giungono notizie allarmanti sulle disperate condizioni umanitarie in cui versano decine di migliaia di profughi nell’est del paese: per lo più donne e bambini, ammassati in un campo dove nelle ultime settimane sono morti per stenti e carenza di cure 50 minori tra cui anche alcuni neonati.

L’allarme è stato lanciato dall’Osservatorio siriano per i diritti umani (Ondus) e da altre organizzazioni umanitarie
locali e straniere che operano dentro e fuori il campo profughi di al Hol, nella regione di Hasake al confine con l’Iraq, ai margini di quella che fino al febbraio scorso è stata la zona del fronte tra forze curde sostenute dagli Stati Uniti e i
miliziani dell’Isis.

Intanto ad Afrin, nel nord-ovest del paese, un’autobomba ha ucciso 15 persone e ne ha ferite una decina nella città
controllata dalle forze turche. Queste puntano il dito contro le milizie curde, un anno e mezzo fa cacciate assieme a centinaia di civili da quella che fino al dicembre 2017 era una enclave curda in un mare di milizie arabe cooptate da Ankara.

Dall’altra parte del paese, nella regione curda di Hasake, un’altra autobomba è esplosa vicino alla chiesa della Vergine Maria a Qamishli, in una città dove forze curdo-siriane sostenute dagli Usa convivono con forze governative siriane.

Anche in questo caso non ci sono ancora rivendicazioni per un attentato che ha ferito almeno 7 persone.
Sempre nella regione di Hasake si trova il tristemente noto campo di al Hol, da molti descritto come un territorio di fatto in mano allo 'Stato islamico', vista l’altissima densità di famiglie di jihadisti uccisi o catturati nelle battaglie degli
ultimi mesi.

Secondo fonti mediche locali e l’Ondus, cinquanta minori tra cui alcuni neonati sono morti nelle ultime settimane a causa, soprattutto, dell’assenza di medicinali, di cure mediche e della scarsità di acqua potabile. Un nuovo drammatico bilancio che porta a 358 il numero di bambini morti dal dicembre scorso all’8 luglio di quest’anno.
Nel campo di al Hol, costruito negli anni '90 per ospitare solo alcune migliaia di profughi provenienti dall’Iraq, sono ora ammassate più di 70mila persone. Il 90% di questi civili sono donne e bambini. Secondo l’ultimo rapporto dell’Onu di fine di giugno, più di 30mila civili di al Hol sono mogli e figli di jihadisti siriani (45%) siriani, iracheni (45%), di varie nazionalità arabe, asiatiche e stranieri (10%).

Nelle ultime settimane diversi paesi hanno provveduto a rimpatriare un numero, però limitato, di minori connazionali: è il caso della Russia, del Kosovo, della Turchia, dell’Uzbekistan, del Tajikistan, della Francia, del Belgio, degli Stati Uniti. Ma si tratta di una goccia nel mare, afferma l'Onu, perché ad al Hol rimangono migliaia di bambini a rischio di morte e dal futuro molto incerto.

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