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Proteste ad Hong Kong, frecce sugli agenti: la polizia risponde aprendo il fuoco

La battaglia di Hong Kong si concentra in queste ore attorno al Polytechnic University di Kowloon, con gli studenti asserragliati e armati di un curioso arsenale fai da te, fatto di frecce e catapulte, e sotto l'assedio della polizia. E dopo che un agente è stato trafitto al polpaccio proprio da una freccia scoccata da un dimostrante, la polizia ha minacciato il ricorso a «colpi di arma da fuoco" se gli agenti dovessero continuare a misurarsi con manifestanti che hanno «armi letali». La mossa, senza precedenti in quasi sei mesi di proteste e annunciata dal portavoce Louis Lau su Facebook, è maturata nel mezzo della nuova ondata di violenti scontri cominciati lunedì. Dopo una giornata di tregua, la tensione è tornata altissima e ha visto l’epicentro al Politecnico, diventato un castello fortificato dagli attivisti pro-democrazia, non ancora espugnato nella notte nonostante l’assedio di molte ore e gli assalti ripetutamente falliti da parte delle forze dell’ordine schierate con ogni attrezzatura in dotazione. Gli studenti asserragliati hanno fatto ricorso a tattiche di difesa medievali: fortificazioni, arco e frecce, balestre e catapulte per lanciare quanto più lontano le molotov.

Sui social media è diventato virale lo sfondamento tentato in serata dalla polizia della barricata sul ponte di Cheong Wan Road, una delle porte di accesso al campus, ma il mezzo blindato usato come ariete ha dovuto battere in ritirata dopo essersi trasformato in una torcia per le molotov lanciate da distanza. I cannoni ad acqua e i mezzi pesanti non hanno sbloccato la situazione e la violenza è andata avanti per ore. Ai lacrimogeni degli agenti, gli studenti hanno risposto lanciando mattoni, molotov e oggetti contundenti. Uno stallo che è andato avanti per ore, mentre la polizia ha cominciato a isolare la zona. La situazione è «in rapido deterioramento», ha accertato la polizia su Facebook, condannando l’episodio. «Chiediamo a tutti i cittadini di non dirigersi verso l’area dell’università». Gli scontri tra manifestanti e polizia sono tornati violenti quando le autorità hanno tentato di riaprire al traffico il tunnel di Cross Harbor, la galleria chiave della viabilità della città visto che collega Kowloon con l’isola di Hong Kong.Passa vicinissima all’ateneo, quanto basta per gettare benzina sul fuoco.

Sono stati dati alle fiamme i gabbiotti di pedaggio e un incendio è stato appiccato anche vicino alla galleria. La chiamata agli scioperi estesa a domani ha giustificato, in previsione di nuovi disordini, la cancellazione anche per domani delle lezioni in tutte le scuole, dalle materne alle superiori, pur mantenendo le aule aperte nel caso i genitori necessitino di
mandare i figli a scuola. Intanto, il presidente Xi Jinping, che giovedì aveva mandato da Brasilia un durissimo avvertimento per il ritorno alla calma a Hong Kong (il compito più urgente è «porre fine alla violenza e al caos e restaurare l’ordine», aveva detto), è tornato nel pomeriggio a Pechino dopo la visita in Grecia e il summit Brics in Brasile.

E ha scoperto le rivelazioni di New York Times sui documenti interni del Partito comunista cinese sulle politiche repressive nella regione autonoma di nordovest dello Xinjiang, con campi di rieducazione e di prigionia o le carceri per oltre un milione di persone. Centinaia di documenti con discorsi tenuti dallo stesso Xi nell’unica visita fatta ad aprile 2014 nella regione che ha una forte minoranza uigura e kazaka di fede musulmana. C'erano stati attentati e spinte indipendentiste e in uno dei discorsi Xi parlò senza mezzi termini di «nessuna pietà». Un monito anche per Hong Kong.

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