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Attacco antisemita a New York, cinque feriti con un machete a casa di un rabbino

Hannukkah di sangue a New York: nel settimo giorno della festa delle luci, il 'Natale ebraico', a Monsey, un sobborgo abitato soprattutto da ebrei ultraortodossi, un uomo è entrato nella casa del rabbino ha aggredito cinque persone, colpendole con un machete.

In quel momento, c'era oltre un centinaio di persone nell’abitazione, riunite per assistere all’accensione della settima candela di Hannukkah. Due feriti versano in condizioni gravi. L’uomo, Thomas Grafton, un afroamericano 47enne, è stato arrestato dopo un paio d’ore ed era «tutto coperto di sangue». È successo intorno alle 22 di sabato notte nella contea di Rockland, nello Stato di New York, dove vive una popolosa comunità di ebrei.

L’aggressore, che aveva il volto coperto da una sciarpa, si è introdotto nella casa, ha estratto dal giubbotto il machete e ha cominciato a colpire, seminando il panico. Poi è scappato, ma poche ore dopo è stato individuato: era alla guida di una Nissan e stava rientrando a New York passando dal Washington Bridge, quando la polizia lo ha intercettato e arrestato.

L’attacco è il nono episodio di antisetimismo in sei giorni a New York, e arriva diciotto giorni dopo la strage a Jersey City, il 10 dicembre, quando due afroamericani uccisero prima un poliziotto e poi tre persone che si trovavano dentro un alimentari kosher. «Lasciatemi essere chiaro», ha detto il governatore dello Stato di New York, Andrew Cuomo, «l'anti-semitismo e il razzismo di qualsiasi tipo sono valori ripugnanti e noi continueremo a mostrare tolleranza zero verso questi atti di odio».

Appena la settimana scorsa il sindaco di New York, Bill de Blasio, aveva lanciato l’allarme, annunciando un rafforzamento dei pattugliamenti di polizia. C'erano state una serie di aggressioni nell’ultima settimana, durante la festa di Hannukkah, contro la comunità ebraica locale. Lunedì un ebreo ortodosso di 65 anni era stato preso a pugni a Manhattan da un 28enne che gli aveva urlato insulti.

Due bambini ebrei erano stati aggrediti a Brooklyn e il giorno dopo un altro ebreo era stato preso a pugni per strada il 24 dicembre, e un altro aggredito il giorno di Natale. Il 26 dicembre una donna ha ricevuto un colpo di borsa in faccia, mentre tre ragazze, il giorno dopo, sono state prese a schiaffi per strada. A queste si aggiunge l’episodio avvenuto venerdì quando un uomo è entrato nell’edificio che ospita una comunità chassidica, a Brooklyn, minacciando una strage: l’uomo, che indossava un cappuccio, è poi scappato senza sparare.

La contea di Rockland conta oltre 300 mila, un terzo dei quali è ebrea, una delle maggiori concentrazioni di ebrei ultraortodossi nel Paese. La popolazione ultraortodossa è cresciuta negli ultimi anni quando le famiglie chassidiche del Queens e di Brooklyn si sono trasferite nei sobborghi. «La comunità è terrorizzata», ha riconosciuto Evan Bernstein, direttore regionale della New York Anti-Defamation League, che era a Monsey sabato sera. «Sono molto, molto spaventati».

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