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Coronavirus, la Spagna chiude le frontiere

Costretta a confrontarsi con un’impennata di casi di nuovo coronavirus (in media quasi mille al giorno) la Spagna chiude le sue frontiere terrestri con Francia e Portogallo e mette la sanità privata al servizio di quella pubblica.

L’epidemia da nuovo coronavirus continua ad avanzare a ritmo sostenuto: il Paese conta 9.191 contagi (che aumentano ogni giorno di un 25%), più della metà a Madrid, e 334 decessi. Il tasso di mortalità si attesta intorno al 3% e le autorità sanitarie hanno avvertito che nei prossimi 10 giorni bisogna prepararsi ad un’ulteriore accelerata dei casi. La Spagna è dunque il quarto Paese al mondo più colpito dalla pandemia dietro Cina, Iran e Italia, il secondo in Europa. L’impennata di contagi non risparmia le alte cariche dello Stato: tra gli ultimi risultati positive al test ancora oggi, Quim Torra, presidente della Catalogna, e la presidente della Comunità Autonoma di Madrid, Isabel Dìaz Ayuso.

In risposta alla crisi sanitaria inarrestabile il premier Pedro Sanchez ha avuto colloqui in videoconferenza, uno per uno, con i rappresentanti dei gruppi politici al Congresso, tra cui Inès Arrimadas, leader di Ciudadanos, per informarli sulla crisi e chiedere il loro appoggio in vista delle ulteriori misure che saranno adottate. Ma alcuni passi il governo Sanchez li ha già fatti: ha messo la sanità privata al servizio del Sistema Nacional de Salud, il sistema sanitario nazionale. Le aziende con materiale sanitario avranno 48 ore di tempo per informare l’esecutivo su cosa hanno a disposizione. Il ministro dell’Interno Fernando Grande-Marlaska ha invece deciso di ristabilire i controlli alle frontiere terrestri: dalla mezzanotte di oggi sarà consentito l’ingresso al territorio nazionale solo ai cittadini spagnoli, ai residenti in Spagna e ai lavoratori transfrontalieri, nei casi di necessità e per il trasporto di merci. Il ministro dei Trasporti, Josè Luis balos, ha assicurato che lo stato di emergenza decretato dal governo sarà esteso oltre il termine dei 15 giorni previsto per legge. Tutti provvedimenti valutati dal direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, come «molto coraggiosi», anche se potrebbero «non essere sufficienti». In un gesto di solidarietà, la comunità cinese nella regione dell’Aragona ha fatto donazione di materiale medico-sanitario per aiutare ospedali e operatori a far fronte all’emergenza.

A seguire da vicino la situazione sanitaria della Spagna è anche l’Italia: le rappresentanze diplomatiche a Madrid e il consolato generale a Barcellona stanno prestando assistenza ai numerosi cittadini italiani bloccati in Spagna, che man mano stanno facendo rientro in Italia con ogni mezzo possibile.

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