I contagi da coronavirus registrati nel focolaio di Itaewon, il quartiere della movida di Seul, sono saliti a 120, a causa delle infezioni secondarie che stanno emergendo non solo nella capitale, ma anche in altre città, come Busan, e l’isola di Jeju, diffondendo il timore di una nuova ondata nel Paese.
Il ministero della Sanità ha riferito di 20.000 test fatti finora per circoscrivere l'infezione. Il 'super diffusore' è un uomo di 29 anni che ha frequentato a Itaewon, nel weekend del Primo maggio, cinque locali in prevalenza legati alla comunità Lgbtq. La Corea del Sud ha segnalato oggi un totale di 26 nuovi casi di coronavirus, in prevalenza legati al caso Itaewon, più un ulteriore decesso a 259 totali, mentre tra i 10.962 contagi le guarigioni sono salite a quota 9.695.
In meno di una settimana, il focolaio di Itaewon ha colpito non solo coloro che hanno frequentato i locali della movida, ma anche con la trasmissione secondaria non meno di 43 persone in diverse aree del Paese. Mancano allo stato, invece, le conferme sulle infezioni di terzo livello. «Contenere il contagio è questione di velocità. Lo screening volontario è più importante di ogni altra cosa», ha ribadito in conferenza stampa il sindaco di Seul, Park Won-soon, rilanciando l'appello ai frequentatori dei locali dell’infezione, tra il 24 aprile e il 6 maggio, a sottoporsi ai controlli.
La città ha offerto test gratuiti e anonimi per scongiurare discriminazioni contro la comunità Lgbtq, ampliando allo stesso tempo, ha riferito la Yonhap, il monitoraggio su altri locali sempre nella zona della movida e internazionale di Itaewon.
Caricamento commenti
Commenta la notizia