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Migranti, nuovo patto della Commissione Ue: ricollocamenti o rimpatri sponsorizzati

Solidarietà tra i 27 per la gestione dei flussi migratori, controlli più rapidi e accurati alle frontiere, accelerazione dei procedimenti di rimpatrio, ma niente ricollocamenti obbligatori: la decisione di ciascun paese Ue di accogliere migranti che arrivano in Europa rimane su base volontaria e ciascun governo deciderà il tipo di supporto che vorrà fornire ai paesi 'sotto pressione'.

La Commissione europea promette di 'alleggerire i Paesi di primo ingresso', ma nel 'nuovo Patto sulla migrazione e l’asilò il principio resta, e si prevede la possibilità per chi non voglia farsi carico dell’accoglienza di contribuire in altre forme alla eventuale 'pressione' migratoria.

L’esecutivo europeo dunque non si spinge a chiedere ai paesi più recalcitranti (Austria e Ungheria in testa, con Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia) di farsi carico in maniera obbligatoria dei migranti sbarcati soprattutto alla frontiera sud del Vecchio Continente, (Italia, Grecia e Malta), ma auspica una «solidarietà» e una serie di «forme flessibili di sostegno su base volontaria».

Ylva Johansson, commissaria europea agli Affari interni, promette che la pressione sugli Stati mediterranei verrà alleggerita grazie al nuovo sistema che «prevede la ricollocazione dopo il salvataggio in mare» o, in alternativa, «il sostegno dopo lo sbarco» al Paese europeo che riceve il flusso di migranti.

Ma l’obbligatorietà dell’accoglienza non c'è anche se, ripete la Commissione, la riforma di Dublino (che sancisce il principio del paese di primo ingresso) «è urgente» e gli Stati membri dovrebbero trovare un accordo entro l’anno. «Serve solidarietà e responsabilità», dice Ursula von der Leyen, che parla di «un nuovo inizio» «per ricostruire la fiducia tra gli Stati membri e ripristinare la fiducia dei cittadini nel nostro capacità di gestire la migrazione come Unione».

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