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Prima il "cessate il fuoco", poi le accuse reciproche : nuove ostilità tra Armenia e Azerbaigian

Proseguono le ostilità nel Nagorno-Karabakh, il territorio conteso tra Armenia e Azerbaigian dove avrebbe dovuto scattare, alle 10 italiane, il cessate il fuoco umanitario concordato grazie alla mediazione del Cremlino dopo due settimane di scontri che hanno causato decine di vittime militari e civili. Appena pochi minuti dopo l'entrata in vigore della tregua, Erevan e Baku hanno cominciato ad accusarsi a vicenda di aver violato l'intesa stretta nella notte a Mosca, dopo 10 ore di negoziato.

La Difesa armena ha prima segnalato un bombardamento azero sulla città di Kapan, nell'Armenia meridionale per poi correggersi, in seguito alla smentita di Baku, e affermare che droni azeri hanno colpito i villaggi di Yeritsvank e Artsvanik, uccidendo una persona. L'Azerbaigian ha a sua volta accusato il nemico di aver lanciato un attacco contro i distretti azeri di Tartar e Agdam, definendo una "provocazione" le accuse di Erevan. Secondo la Difesa armena, invece, le forze azere starebbero bombardando la citta' di Hadrut.

Pur avendo entrambi affermato appena il giorno prima che non fosse ancora il momento di un faccia a faccia tra i capi delle due diplomazie, sia il primo ministro armeno, Nikol Pashinian, che il leader azero, Ilham Aliyev, avevano risposto ieri in modo positivo all'iniziativa di Putin. Poche ore dopo la chiamata del Cremlino, Mnatsakanian e Bayramov erano gia' atterrati a Mosca per incontrare Lavrov. Il giorno prima Bayramov si era inoltre recato a Ginevra per colloqui con il gruppo di Minsk al quale la sua controparte armena aveva ritenuto di non partecipare. Prima dell'avvio del vertice di Mosca, Pashinian si era detto "pronto a riprendere il processo di pace".

Mentre i colloqui erano ancora in corso nella capitale russa, il presidente azero aveva però gelato le aspettative affermando che "al momento il conflitto si decide per la via militare e in seguito lo si deciderà per via politica". "Durante 30 anni di negoziati non ci hanno concesso un centimetro del territorio occupato", ha ribadito Aliyev, "non sono riusciti a obbligare l'aggressore ad abbandonare la nostra terra e a far rispettare le risoluzioni Onu". "Diamo all'Armenia la possibilità di abbandonare i nostri territori in modo pacifico", ha aggiunto, "sia come sia, recupereremo quei territori e ristabiliremo la nostra integrità territoriale".

Il Nagorno-Karabakh è formalmente parte dell'Azerbaigian ma ospita una popolazione a maggioranza armena le cui spinte separatiste sono iniziate con la dissoluzione dell'Unione Sovietica. Nelle due settimane di combattimenti iniziate il 27 settembre l'autoproclamata repubblica ha denunciato una ventina di vittime civili, mentre Baku ne ha segnalate trentuno. Non e' chiaro il numero dei morti tra i militari. Erevan ha parlato di centinaia di caduti tra le proprie file e di migliaia tra quelle del nemico. L'Azerbaigian non ha fornito cifre.

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