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Contagi in crescita in Europa, arrivano misure rigide in vari Paesi

Un giro dopo l’altro, i Paesi europei più colpiti dalla seconda ondata del coronavirus stringono le viti delle misure per tentare di abbassare la curva dei nuovi casi. Da ultima, anche Liverpool - la città più colpita dall’epidemia al di là della Manica - andrà ad aggiungersi da mercoledì alla lista di quelle che hanno chiuso completamente bar e locali. Una stretta che arriva mentre in Paesi come lo stesso Regno Unito e la Francia cresce il numero delle persone costrette in ospedale: in Inghilterra in questo momento ci sono più pazienti ricoverati per il Covid-19 che a marzo.

Una tendenza «preoccupante», secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, cui potrebbe seguire anche un aumento «catastrofico» dei morti se non si saprà gestire la situazione con attenzione. L’obiettivo di tutti ora sembra essere quello di evitare un nuovo lockdown generalizzato: per questo i governi del Vecchio Continente cercano di muoversi sul filo del rasoio tra la necessità di non affossare ancora di più l’economia e le scuole - da una parte - e l’imperativo di evitare il numero maggiore possibile di nuove morti. «Consentire a un virus pericoloso che non comprendiamo appieno di circolare liberamente è semplicemente immorale. Non è un’opzione», è la posizione del direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus, che ha ammonito i Paesi a evitare la strategia «dell’immunità di gregge».

Su questa falsariga il premier britannico Boris Johnson ha dunque annunciato davanti al parlamento di Londra un lockdown su tre livelli, con una gravità crescente di restrizioni in base alla situazione dell’epidemia nelle diverse zone del Regno. Per ora al livello di rischio più alto è stata posta tutta la regione di Liverpool, dove saranno vietati gli incontri nelle case e saranno chiusi pub, bar, palestre, centri ricreativi, negozi di scommesse e casinò. Misure più blande saranno adottate nelle altre zone del Paese, dove restano in vigore dappertutto il limite di massimo sei persone per le riunioni e la chiusura alle 22 per i pub.

Sempre con l’opzione - da adesso in poi - di poter slittare in ogni momento al livello successivo in caso di un aumento repentino dei contagi. In Francia, dove nel fine settimana le nuove infezioni sono arrivate a sfiorare le 27.000 in appena 24 ore, la situazione resta grave soprattutto nella regione parigina dell’Ile-de-France, dove il 17% dei test effettuati risultano positivi: «Un dato che non avevamo mai raggiunto», secondo l'agenzia sanitaria regionale. I riflettori, in vista di eventuali nuovi passi per contrastare l’epidemia nel Paese, ora sono tutti puntati sull'Eliseo da dove il presidente Emmanuel Macron parlerà mercoledì sera ai francesi. Il premier Jean Castex ha lanciato un appello ai cittadini: «Una forte seconda ondata è qui tra noi», ha detto, e «non si può mollare».

Nella vicina Germania, si guarda con crescente preoccupazione ai dati dei Paesi confinanti. Sul fronte occidentale, oltre alla situazione francese, anche il Belgio potrebbe raggiungere alla fine della settimana la quota di 10.000 nuovi contagi al giorno. Mentre a Est ci sono Repubblica Ceca e Polonia alle prese da settimane con una recrudescenza dell’epidemia. A Berlino dunque il governo ora non esclude più di poter reintrodurre i controlli di frontiera, nonostante si preferirebbe evitarli puntando sulla quarantena e l’attuale regime di test. Una scelta del genere, risollevare i muri tra i Paesi europei, riporterebbe le lancette indietro alla scorsa primavera, quando la Repubblica federale dispose i controlli ai confini con diversi Stati confinanti, sospendendo di fatto la libera circolazione prevista dalla convenzione di Schengen. Intanto, per tentare di mettere ordine nel caos degli spostamenti all’interno dei confini dell’Ue, il Consiglio Affari generali varerà domani dei criteri armonizzati per definire le aree d’Europa a rischio secondo un semaforo a quattro colori: verde, arancione, rosso e grigio, in base alla gravità dell’epidemia.

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