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Spagna, ecco il piano per trattare il Covid come un'influenza comune: bisogna imparare a conviverci

Il Covid non può essere un’emergenza per sempre: bisogna imparare a conviverci. Su questa linea di pensiero si sta cominciando a muovere il Regno Unito guidato da Boris Johnson, come anche la Spagna di Pedro Sanchez, che punta ad «aprire il dibattito» a livello europeo.

In quest’ottica Downing Street sta valutando di ridurre l’auto-isolamento per chi risulta positivo ma è pienamente vaccinato. «C'è una discussione simile sul periodo di quarantena da ridurre da sette a cinque giorni», ha dichiarato BoJo citato da Sky News, «agiremo secondo la scienza». Il premier ha celebrato i «grandi progressi» registrati dal Paese contro la quarta ondata di contagi, sottolineando però che la variante Omicron resta «incredibilmente contagiosa». Il sistema sanitario nazionale (Nhs) è ancora sotto forte pressione ed è necessario che la gente si vaccini, ha aggiunto, ricordando che finora 36 milioni di britannici hanno ricevuto la terza dose.

Sanchez ha illustrato la sua proposta durante un’intervista al canale radio «Cadena Ser», analizzando il dato statistico più evidente: contagi e decessi non camminano più di parallelamente: anche se i primi crescono ancora vertiginosamente, i secondi aumentano lungo una curva molto  meno ripida. Nei primi giorni dell’anno la Spagna sta andando avanti a una media di 124.000 nuovi casi giornalieri (erano 26.000 trenta giorni fa); al tempo stesso le vittime quotidiante causate dal Covid sono 76 , poco più dei 50 circa di metà dicembre. Il paese iberico, inoltre «guarda dall’alto» quasi tutti gli altri Stati europei, avendo già protetto con almeno una dose di vaccino l’85,5% dei suoi abitanti (l’Italia è a 82).

In questi giorni, la questione che diversi esperti stanno ponendo è se non sia il caso di cambiare il modo di «contare» i dati del Covid: dimunuendo la rilevanza data al conteggio dei nuovi casi giornalieri (o mettendola del tutto da parte) e non sia invece più opportuno tenere d'occhio il numero dei ricoveri, il dato che più interessa per tenere sotto controllo la pressione ospedaliera.

Tra i ministri che hanno preso pubblicamente posizione in favore della riduzione della quarantena a cinque giorni, c'è stato il ministro dell’Istruzione, Nadhim Zahawi, secondo il quale sarebbe "utile"; anche il collega delle Finanze Rishi Sunak si sarebbe allineato. Per il ministro dell’Edilizia Michael Gove, il Regno Unito si «sta muovendo verso una situazione» nella quale sarà «possibile dire che possiamo convivere con il Covid e che la pressione sul servizio sanitario nazionale e sui servizi pubblici vitali si sta attenuando». Tuttavia «non ci siamo ancora», ha aggiunto, mentre voci indicano che Johnson stia elaborando una nuova strategia per la transizione dalle restrizioni, da attuare entro marzo.

 Anche Madrid sta lavorando in questo senso «da settimane», puntando a monitorare l’evoluzione del coronavirus come un’influenza comune, abbandonando per esempio il conteggio dettagliato dei casi e analizzando invece la diffusione del Covid sulla base di campioni significativi raccolti da operatori sanitari. Come ha sottolineando Sanchez, «è un dibattito che stiamo cercando di aprire a livello europeo; lo stesso ministro della Salute lo ha sollevato con diversi colleghi». Si tratta di «un dibattito necessario» perchè grazie alla scienza «abbiamo una risposta per tutelarci e ridurre, per quanto possibile, i contagi tra la popolazione».

Gran Bretagna: "Vicina alla fase in cui convive" con il virus

La Gran Bretagna è «vicina alla fase in cui convive» con il Covid-19: lo ha detto il ministro britannico Michael Gove spiegando che «la pressione sul servizio sanitari nazionale e sui servizi pubblici essenziali è in diminuzione».
«Ci stiamo muovendo verso una situazione (non ci siamo ancora arrivati...) ma ci stiamo muovendo verso una situazione in cui è possibile dire che siamo in grado di vivere con il Covid-19: la pressione sul sistema sanitario e sui servizi pubblici vitali sta diminuendo», ha detto a Sky News il ministro e braccio destro del premier, Boris Johnson.

 

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