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Venti di guerra in Ucraina, Lavrov a Putin: "Chance di accordo con l'Occidente"

Sergei Lavrov e Antony Blinken

Ci sono «chance» di trovare un accordo con l’Occidente sull'Ucraina: lo ha detto il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov al presidente Vladimir Putin. Quest'ultimo  ha incaricato  Lavrov di continuare le consultazioni con l’Occidente sui principali problemi di sicurezza della Federazione.

L’Ucraina potrebbe rinunciare ad aderire alla Nato

L’Ucraina, intanto, potrebbe rinunciare ad aderire alla Nato se ciò può contribuire a scongiurare una guerra con la Russia. Arriva con un’intervista mattutina della Bbc all’ambasciatore di Kiev nel Regno Unito, Vadym Prystaiko, quella che è la più significativa apertura alle richieste del Cremlino dall’inizio della crisi. «Potremmo, soprattutto se veniamo minacciati così, ricattati così e spinti in questa direzione», ha spiegato Prystaiko, che ha sottolineato la disponibilità dell’Ucraina a essere «flessibile» nonostante l’obiettivo di entrare nell’Alleanza Atlantica sia inserito nella Costituzione. L’ambasciatore ha subito dopo fatto marcia indietro e ha assicurato che le ambizioni atlantiche del suo Paese rimangono intatte. Ma il sasso, ormai, era stato lanciato.

Potrebbe non essere una coincidenza che l’inedita apertura di Kiev, la cui concretezza rimane da valutare, giunga nel giorno della visita del cancelliere tedesco, Olaf Scholz, nella capitale ucraina. Secondo Die Welt, Scholz, che domani sarà a Mosca per incontrare il presidente russo, Vladimir Putin, avrebbe discusso con i suoi collaboratori, sia pure come «esperimento mentale», la possibilità di una moratoria di 10 anni all’ingresso dell’Ucraina nella Nato. Fonti di Berlino si sono affrettate a smentire, assicurando alla Reuters che tale opzione «non è sul tavolo». Non è però possibile escludere che Scholz sollevi l’argomento nel suo colloquio di oggi con il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky. Del resto, al momento, l’Ucraina non rispetta i requisiti per l’accesso all’alleanza che, oltre all’approvazione unanime degli altri membri, ha come precondizioni una «democrazia funzionante» e l’assenza di «dispute territoriali esterne irrisolte».

Scholz: ogni aggressione russa porterebbe a "dure sanzioni"

Alla vigilia della sua partenza, Scholz ha spiegato che ogni aggressione russa porterebbe a «dure sanzioni che abbiamo preparato con cura e che possiamo attuare immediatamente». Eppure l’ordigno «Fine di mondo», cioè l’esclusione della Russia dal sistema di pagamenti internazionali Swift, non sarebbe più sul tavolo a causa dell’opposizione di alcune nazioni europee, ha spiegato il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba.

Conscio delle divergenze tra i suoi alleati occidentali, Kuleba ha preso in mano l’iniziativa diplomatica e ha chiesto alla Russia un incontro entro 48 ore in sede Osce per chiarire la natura delle manovre militari al confine ucraino. Nessuna risposta è però giunta da Mosca, così come non è noto come Washington abbia replicato alla richiesta di Zelensky di una visita del presidente Usa, Joe Biden, a Kiev. Un ulteriore giro di consultazioni è stato inoltre annunciato dal primo ministro britannico, Boris Johnson. L’inquilino di Downing Street ha comunicato ieri sera di voler svolgere una serie di colloqui con i leader mondiali per «riportare la Russia lontano dal precipizio». Londra non ha fornito dettagli sugli interlocutori ma appare probabile che Johnson intenda confrontarsi con i governi dei Paesi baltici e del Nord Europa.

La prospettiva di un conflitto deprime i mercati finanziari

Mentre la prospettiva di un conflitto deprime i mercati finanziari di tutto il mondo, circolano notizie di elicotteri russi che continuano a spostare truppe d’assalto nei pressi della frontiera con l’Ucraina. Kuleba ha chiesto «trasparenza» ma il Cremlino, che continua a smentire l’intenzione di invadere l’ex repubblica sovietica, mantiene le carte coperte. La Bielorussia, da parte sua, ha risposto a una simile richiesta di chiarimento giunta dalle nazioni baltiche che i contingenti russi sul suo territorio hanno il compito di vigilare sul suo confine meridionale, dando a intendere che potrebbero restare nel Paese anche dopo il 20 febbraio, la data prevista per la conclusione delle manovre militari congiunte di Minsk e Mosca.
«Negli ultimi dieci giorni abbiamo visto una drammatica accelerazione dell’accumulo di forze russe e la disposizione di queste forze in un modo tale da consentire il lancio di un’azione militare in qualsiasi momento», ha affermato alla Cbs il consigliere della Casa Bianca per la Sicurezza Nazionale, Jake Sullivan, «ma ovviamente aspettano ancora l’ordine di partenza, quindi non possiamo predire la data o l’ora precisa di una qualsiasi azione». Al dispiegamento militare russo si è aggiunto inoltre, nelle ultime ore, un sottomarino armato con missili da crociera che dal Baltico è giunto nel Bosforo diretto verso il Mar Nero.

A Kiev dagli Usa un diciassettesimo carico di armi

A Kiev, intanto, è giunto per via aerea dagli Usa un diciassettesimo carico di armi, che include lanciagranate a spalla. Aiuti militari all’Ucraina continuano poi ad arrivare dai Paesi Baltici, con la Lituania che ha appena annunciato l’invio di una partita di missili antiaerei Stinger. L’agenzia ucraina per la sicurezza del traffico aereo, Ukraerorukh, ha invitato a evitare i cieli sopra il Mar Nero. E il possibile ritiro della copertura dei voli sopra l’Ucraina comunicata dagli assicuratori britannici potrebbe portare presto a una chiusura di fatto dello spazio aereo del Paese.

 

Wsj, guerra ibrida Russia con allarmi bomba e cyberattacchi

La Russia ha già iniziato una guerra "ibrida" fatta di pressione economica, cyberattacchi e una nuova tattica, quella dei falsi allarmi bomba.

L'obiettivo di Mosca - riporta il Wall Street Journal citando fonti di Kiev - è indebolire l'Ucraina e seminare panico, provocando malcontento e proteste simili a quelle fomentate nell'est del paese nel 2014 per giustificare un intervento.

La polizia ucraina ha ricevuto quasi 1.000 messaggi anonimi nel mese di gennaio, soprattutto via email, con falsi allarmi bomba in circa 10.000 luoghi, dalle scuole alle infrastrutture essenziali.

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