L’esito del primo turno delle presidenziali ha confermato tutti i pronostici di un ballottaggio tra Emmanuel Macron e Marine Le Pen, ma «attenzione non sarà lo stesso match, la stessa lotta del 2017. Del resto i sondaggi indicano già un risultato più serrato tra i due». A riferirlo all’AGI è Jèrome Jaffrè, fondatore e direttore del Centro studi e conoscenza dell’opinione pubblica (Cecop) in attività dal 1988.
Crollo dei partiti tradizionali
L'altra 'lezione' di questa giornata elettorale è, secondo il politologo, la riprova della «perdita di credibilità evidente dei partiti politici tradizionali e dei loro candidati», sia la destra gollista che i socialisti. La destra tradizionalista di governo, rappresentata da Valèrie Pècresse, la candidata di Les Republicains al 4,8%, è «totalmente crollata», motivo per cui è cresciuto in modo così significativo il consenso verso la destra radicale. Per completare la panoramica della forze politiche d’Oltralpe, abbiamo Macron che rappresenta il centro, mentre la sinistra francese è «sparita dai radar ma avrà un ruolo cruciale da giocare al ballottaggio».
Cruciale il ruolo di Melenchon
In effetti, la candidata del Partito socialista, la sindaca di Parigi Anne Hidalgo, ha ottenuto un misero 2%, così come il candidato verde Yannick Jadot che si è fermato al 4,3%, e quindi non avranno diritto al rimborso delle spese elettorali erogato con un risultato superiore al 5%. Cruciale a questo punto sarà il peso dell’elettorato di Jean-Luc Mèlenchon, candidato di Les Insoumis (sinistra radicale), arrivato al terzo posto con oltre il 20% dei consensi, che ha già dichiarato che «non voteremo mai per Le Pen».
Macron nel 2017 era 'l'uomo nuovo', ora non più
Guardando al 'duellò del 24 aprile tra Macron e Le Pen, Jaffrè fa notare che «nel 2017 era un uomo nuovo al quale non si poteva rimproverare nulla, mentre oggi il suo rapporto con i francesi è decisamente diverso. E’ esposto a critiche sul bilancio del suo mandato, sul suo modo di governare e la sua personalità».
Di fronte neanche la leader del Rassemblement National è la stessa persona rispetto a 5 anni fa. «Le Pen ha fatto di tutto per uscire dall’immagine dell’estremista. Suo stile personale è più rilassato, mette meno avanti le misure anti-europee che spaventavano i francesi e sull'immigrazione cerca di dare le giuste risposte alle aspettative dei cittadini» evidenzia l’ex vicepresidente del noto istituto di sondaggio Sofres. «Le Pen ha fatto dei progressi e lo dimostra il modo in cui ha portato avanti la sua campagna ed è riuscita ad arginare la netta progressione di Eric Zemmour» analizza Jaffrè. Il candidato di estrema destra di Reconquete, che al suo primo tentativo è riuscito a guadagnarsi il 7% delle preferenze, ha già invitato i suoi elettori a votare per Le Pen tra due settimane.
Tutto dipenderà da quanti andranno a votare il presidente
"Da domani comincerà una campagna nuova, a tutti gli effetti. In Francia come all’estero molti danno come certa la rielezione di Macron, ma in realtà questa volta l’esito del voto è molto più incerto rispetto al 2017» prospetta il politologo membro del prestigioso Cevipof di Sciences Po Parigi. Alla fine tutto dipenderà da «quanti decideranno che bisogna impedire una vittoria di Le Pen, andando quindi alle urne per votare Macron, e in questa prospettiva avranno un peso enorme gli elettori di tutte le forze di sinistra» conclude Jaffrè. Come al primo turno anche al secondo, oltre allo spettro dell’astensionismo, l’altra incognita che grava sull'esito delle presidenziali sarà la capacità di Macron e della sua maggioranza capitanata da 'En Marchè di mobilitare gli elettori nei prossimi 15 giorni.
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