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Urne aperte in Francia, si elegge il presidente. Testa a testa Macron-Le Pen. I programmi dei candidati

Sono in tutto 12 i candidati alla presidenza francese nella corsa all’Eliseo nel voto di oggi, primo turno elettorale. Il ballottaggio è fissato a domenica 24 aprile, giorno in cui si saprà il nome del prossimo presidente della Repubblica. Dei 12 candidati sei hanno partecipato alle elezioni del 2017, quando erano invece 11 in lizza. Secondo i sondaggi il presidente della Repubblica Emmanuel Macron è in testa con il 28 per cento nelle intenzioni di voto, seguito da Marine Le Pen del Rassemblement National al 20 per cento e da Jean Luc Melenchon della France Insoumise al 14 per cento. Eric Zemmour di Reconquete e la repubblicana Valerie Pecresse si contendono invece il quarto e il quinto posto. Di seguito chi sono i candidati e i loro programmi:

EMMANUEL MACRON, IL 'PRESIDENTE CANDIDATO'

In una lettera ai francesi pubblicata lo scorso tre marzo sulla stampa locale, il presidente della Repubblica Macron ha annunciato la sua ricandidatura per l’Eliseo. Prima vicesegretario generale e poi ministro dell’Economia, dell’Industria e dei Numeri sotto Francois Hollande, Macron ha vinto le elezioni del 2017 con il partito la Republique en Marche, riportando il 66 per cento dei voti al secondo turno contro Marine Le Pen e diventando l’inquilino dell’Eliseo più giovane della storia. Il suo mandato è stato segnato prima dalla crisi dei gilet gialli, poi dall’inizio della pandemia da coronavirus e infine dallo scoppio della guerra in Ucraina. Gli ultimi sondaggi lo danno favorito anche stavolta, sia al primo che al secondo turno.
Nel suo programma elettorale, presentato alla metà del mese, Macron insiste molto sulla sovranità e sulla transizione energetiche. In questo senso, il leader della Republique en Marche promette il rinnovamento termico di 700.000 appartamenti all’anno, la costruzione di cinquanta parchi eolici in mare entro il 2050, la costruzione di 14 nuovi reattori nucleari per accompagnare il passaggio verso le rinnovabili e l’istituzione di un sistema di leasing per i veicoli elettrici volto a incoraggiare i cittadini ad abbandonare quelli inquinanti.

MARINE LE PEN: L’ESTREMA DESTRA CHE SFIDA MACRON

Nel 2017 Marine Le Pen è arrivata fino al secondo turno contro Emmanuel Macron. Secondo i sondaggi sulle intenzioni di voto che la vedono in seconda posizione, oscillante tra il 19 e il 20 per cento delle preferenze, potrebbe farcela anche stavolta.
Figlia di Jean Marie, fondatore del Front National, Le Pen ha preso le redini del partito nel 2011, per poi cambiargli nome in Rassemblement National ed espellere il padre. Il primo grande punto del suo programma è la gestione dei flussi migratori: la candidata dell’estrema destra propone di trattare le domande d’asilo unicamente nelle ambasciate e nei consolati francesi all’estero, di espellere i migranti senza documenti e gli stranieri condannati, di mettere fine allo ius soli e all’acquisizione automatica deilla nazionalità francese attraverso il matrimonio. Per quanto riguarda in particolare gli islamici, Le Pen intende vietare per legge l’uso del velo nei luoghi pubblici. L’altra sua grande priorità è il mantenimento della sicurezza interna; a questo proposito vuole abolire le riduzioni di pena in favore dei condannati per violenza contro la persona e ritiene necessario istituire la presunzione di legittima difesa per le forze dell’ordine.
Sul fronte potere d’acquisto, altro grande tema di questa campagna elettorale, la leader dell’Rn promette di abbassare dal 20 al 5,5 per cento l’imposta sul valore aggiunto per l’energia, di eliminare il canone televisivo con la privatizzazione delle emittenti pubbliche e di rinazionalizzare le autostrade per diminuire del 15 per cento i prezzi del pedaggio. Per i giovani che decidono di restare in Francia Le Pen prevede inoltre di eliminare l’imposta sul reddito fino al raggiungimento dei 30 anni. Per i più anziani, invece, assicura che ci sarà una pensione minima di 1000 euro. Dall’inizio dell’invasione russa in Ucraina, evento che ha inciso non poco sulla dinamica elettorale, la candidata dell’estrema destra si è opposta all’invio di truppe francesi sui territori di guerra, si è dichiarata sfavorevole alle sanzioni economiche contro la Russia - sicura che ci saranno conseguenze negative sul potere d’acquisto dei francesi - e ha invocato l’uscita della Francia dal comando integrato della Nato.

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