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L’Ue offre vaccini, ma Pechino rifiuta e condanna i Paesi che impongono test Covid ai cinesi

«La Cina ha stabilito le più grandi linee di produzione al mondo di vaccini Covid con una capacità di produzione annuale di oltre 7 miliardi di dosi e una produzione annua di oltre 5,5 miliardi di dosi, che soddisfano le esigenze di garantire che tutte le persone idonee alla vaccinazione abbiano accesso ai vaccini Covid». Così la portavoce del Ministero degli Esteri Mao Ning ha risposto all’offerta dell’Ue di vaccini gratis. «La situazione Covid in Cina è prevedibile e sotto controllo. Siamo pronti a lavorare con la comunità internazionale in solidarietà, affrontare la sfida in modo più efficace», ha aggiunto.

La Cina minaccia contromisure e difende i suoi vaccini

Pechino reagisce con rabbia alle restrizioni poste da alcuni Paesi ai visitatori in arrivo dalla Cina, come il tampone obbligatorio, e minaccia di mettere in atto contromisure alle «pratiche eccessive» messe in campo. Il duro avvertimento è arrivato dalla portavoce del ministero degli Esteri, Mao Ning, che ha commentato le misure definendole «inaccettabili», senza basi scientifiche e animate da «scopi politici».

La Cina è pronta a rafforzare la comunicazione con la comunità internazionale per porre fine alla pandemia di Covid-19, ha detto la portavoce, ma «credo che alcuni Paesi adottino misure di restrizione all’ingresso solo nei confronti della Cina, che mancano di basi scientifiche, e alcune pratiche eccessive sono ancora più inaccettabili». La Cina, ha aggiunto, si oppone «fermamente alla pratica di manipolare le misure di prevenzione e controllo della pandemia per raggiungere obiettivi politici e adotteremo misure corrispondenti in conformità con il principio di reciprocità in base alle diverse situazioni». Tra i Paesi che applicano le restrizioni c'è anche l’Italia, prima a disporle in Europa, a cui hanno fatto seguito quelle imposte da Francia, Spagna, Regno Unito, oltre a quelle messe in atto da India, Corea del Sud, Giappone, Australia, Stati Uniti, Canada, Israele, a cui si è aggiunto il Qatar nelle ultime ore.

 La situazione dei contagi rimane critica: nella sola Shanghai, circa il 70% dei residenti potrebbe essere stato infettato, secondo quanto dichiara un medico dell’ospedale Ruijin - uno dei più rinomati in Cina - e membro del gruppo di esperti di Covid-19 della metropoli cinese, Chen Erzhen, citato dai media locali. In proporzione, l’attuale ondata sarebbe quindi venti o trenta volte più vasta di quella di aprile e maggio scorsi, che costrinse decine di milioni di persone a due mesi di duro lockdown e che contribuì ad affossare l’economia nazionale.
La stima si aggiunge all’impressionante dato di ieri delle autorità sanitarie del Sichuan, nel sud-ovest della Cina, dove circa l’80% della popolazione sarebbe stata contagiata. Negli ultimi giorni, inoltre, ci sarebbero stati anche un milione di nuovi casi nella provincia dello Zhejiang, sulla fascia costiera, dove si starebbe arrivando al picco delle infezioni.

Le stesse autorità sanitarie di Shanghai smentiscono, però, che possano essersi diffuse le sottovarianti più aggressive di Omicron, citando in particolare i sottolignaggi XBB e BQ.1, noti come Gryphon e Cerberus. L’emergenza sanitaria è tutt'altro che finita secondo il medico dell’ospedale Ruijin, dove i casi urgenti sono circa 1.600 al giorno, l’80% dei quali è costituito da pazienti contagiati dal Covid-19. A preoccupare è soprattutto la diffusione del virus lontano dalle grandi metropoli: il portavoce della Commissione Nazionale per la Sanità, Mi Feng, ha ribadito oggi l’importanza delle aree rurali per la prevenzione e il controllo delle malattie e la garanzia dei servizi medici. Già oggetto di una circolare del meccanismo di prevenzione e controllo della pandemia del Consiglio di Stato, ovvero il governo cinese, le aree rurali corrono il rischio di un rapido aumento dei contagi in concomitanza con il periodo delle festività legate al capodanno lunare, che cade il 22 gennaio prossimo, per il tradizionale esodo interno di chi ritorna nei luoghi di origine per trascorrere le feste con la famiglia.

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