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Guerra Russia-Ucraina, Zelensky chiude ai negoziati: "Pronti alla controffensiva"

«Dio, nostro padre celeste, benedici la nostra decisiva offensiva, la nostra sacra vendetta, la nostra santa vittoria». Il comandante delle Forze armate ucraine Valeriy Zaluzhny invoca la benedizione dei Cieli e annuncia che "è giunto il momento di riprenderci ciò che è nostro", in un video motivazionale che lascia intendere l’avvio della tanto attesa controffensiva di Kiev. Ma restano gli ermetismi ucraini, con il consigliere presidenziale Mykhailo Podolyak che parla di operazioni preliminari e il segretario del Consiglio nazionale di sicurezza Oleksiy Danilov che definisce l’avvio «imminente».

Così, a parlare ci provano i fatti: esplosioni sono state segnalate nel distretto di Berdyansk occupato dalle forze russe, poche ore dopo il filmato di Zaluzhny. Le detonazioni sono state udite per due volte nel centro della città, nella zona del porto e nel villaggio di Novopetrovka, che ospitano «un gran numero di truppe del Cremlino». Non è solo Berdyansk a essere scossa dal rombo violento della guerra.

Esplosioni sono state udite nell’insediamento di Nikolske, nel distretto di Mariupol occupata, all’indomani di un attacco sulla città simbolo dell’orrore dell’invasione che secondo le autorità filorusse del Donetsk, ha colpito l’area dell’acciaieria di Azovstal con missili Storm Shadow. La guerra è poi tornata a sconfinare a Belgorod: in mattinata, il governatore della regione russa Vyacheslav Gladkov ha denunciato che un drone ha danneggiato un edificio amministrativo della Gazprom.

Nel pomeriggio, un bombardamento ha colpito il distretto di Shebekino: «Una persona è stata uccisa» e «tra i feriti ci sono due adolescenti» di 15 e 17 anni, ha dichiarato Gladkov. E non è solo Belgorod a subire gli attacchi, che arrivano a toccare la Russia centrale dove, secondo il canale Telegram Baza, un drone ha attaccato una raffineria di petrolio nella regione di Tver. Di fronte agli obiettivi dell’Ucraina, la Russia si prepara rafforzando le difese nei territori occupati. E secondo l'intelligence militare di Kiev, gli invasori stanno architettando operazioni false flag per porre un freno alla controffensiva e interrompere le ostilità. Una «provocazione su larga scala» coinvolgerà «la centrale nucleare di Zaporizhzhia con una simulazione di incidente», hanno accusato gli 007 ucraini.

Nel medesimo oblast, «gli occupanti russi hanno iniziato ad attuare una provocazione con l’uso di armi chimiche" in cui «le vere vittime saranno i soldati dell’esercito di occupazione russo. Lo stato aggressore prevede di utilizzare le tracce di danni causati da armi chimiche sui loro corpi come prove false per accusare l’Ucraina», è la denuncia dell’intelligence. Nel pomeriggio intanto Kiev denuncia che in uno dei «108 attacchi russi in un giorno» sulla regione è stata uccisa una donna di 73 anni. Il terreno è quindi il luogo dove si gioca la partita della guerra. Kiev ne è convinta, mentre prende il via in Germania l'addestramento delle sue forze all’uso dei tank statunitensi Abrams.

Di dialogo con Mosca non se ne parla: «Non c'è forza che possa costringere la società ucraina e la leadership al governo a parlare con i russi oggi, finché le truppe russe sono sul nostro territorio», ha ribadito il capo dell’ufficio presidenziale ucraino Andriy Yermak. Dall’altra parte del fronte, il viceministro degli Esteri russo Mikhail Galuzin ha affermato che «per raggiungere una pace equa, l’Ucraina deve tornare al suo status di Paese neutrale» e «rifiutare di aderire alla Nato e all’Ue», condizioni inaccettabili per Kiev. La soluzione diplomatica quindi resta lontana, seppure dopo giorni di critiche e polemiche, si apre un nuovo spiraglio sulla iniziativa cinese. Il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba ha riferito di aver contattato i suoi colleghi di Varsavia, Berlino, Parigi e Bruxelles «e nessuno di loro ha confermato che ci siano stati annunci o negoziati anche sul riconoscimento come Russia dei territori occupati».

Si spera quindi, mentre restano sul tavolo altre «cordate» per trovare una soluzione diplomatica al conflitto, compresa la missione di pace voluta da Papa Francesco e affidata al cardinale Matteo Zuppi. «Queste missioni non sono mai impossibili, né tantomeno di facciata», ha detto mons. Paolo Pezzi, arcivescovo di Mosca e presidente dei vescovi della Federazione Russa, in un’intervista al Sir. «Preghiamo perché questa missione possa essere un primo passo verso una pace giusta e duratura». Anche se per Zelensky i tempi non sono ancora maturi: «Ma per trasmettere ai nostri figli la pace come eredità, dobbiamo arrivare al giorno in cui potremo dire di aver posto fine a questa guerra con la nostra vittoria».

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