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Trump escluso dalle primarie in Colorado per la rivolta. Sentenza bomba sulle elezioni, ora deciderà la Corte Suprema

Con una sentenza senza precedenti che potrebbe cambiare il corso delle elezioni e della storia Usa, la Corte suprema del Colorado ha interdetto Donald Trump dalle primarie repubblicane di quello Stato per aver istigato l’assalto al Congresso del 6 gennaio 2021. Spaccandosi 4 a 3, i giudici hanno accolto il ricorso di un gruppo di elettori e applicato per la prima volta ad un candidato presidenziale il 14esimo emendamento, che vieta qualsiasi carica pubblica a funzionari coinvolti in un’"insurrezione» o «rivolta" contro la costituzione che hanno giurato di sostenere: una norma del 1868 pensata per impedire ai cospirazionisti della Confederazione sudista di avere ruoli pubblici dopo la fine della guerra di secessione.

La decisione, sospesa sino al 4 gennaio, vigilia della scadenza per la stampa delle schede nel "Centennial State", riguarda solo le primarie in programma nel Super Tuesday del 5 marzo, ma potrebbe avere conseguenze anche nelle elezioni generali di novembre, e non solo in Colorado. Se arrivassero altre sentenze analoghe (per ora negate nelle cause intentate in New Hampshire, Minnesota e Michigan) per Trump sarebbe più difficile agguantare la nomination. E se la strappasse ugualmente, rischierebbe di non poter essere votato in altri Stati magari più facilmente conquistabili del Colorado, considerato saldamente democratico.

Un effetto terremoto ben presente ai giudici della Corte suprema di quello Stato, che si sono detti «consapevoli della portata e del peso delle domande che abbiamo di fronte, ma nello stesso tempo anche del nostro solenne dovere di applicare la legge, senza timori o favori, e senza lasciarci influenzare dalla reazione pubblica alle decisioni che la legge ci impone di prendere». «Interferenza elettorale da repubblica delle banane», ha denunciato il tycoon sul suo social Truth, accusando Joe Biden di aver orchestrato tutte le «false incriminazioni penali e civili» contro di lui.

Mentre la sua campagna ha attaccato una decisione «completamente sbagliata e antidemocratica», preannunciando ricorso alla Corte suprema federale, dove il tycoon può contare su una maggioranza di sei giudici conservatori (su nove), di cui tre da lui nominati. Immediata la replica del presidente: «Non ci sono dubbi che Trump abbia sostenuto un’insurrezione e adesso sta rincarando la dose», ha detto Biden, riconoscendo comunque che spetta alla Corte suprema decidere sul 14esimo emendamento. Saranno dunque i saggi a decidere le sorti delle prossime presidenziali americane, come successe nel 2000, quando bloccarono il riconteggio dei voti in Florida chiesto da Al Gore nella risicata vittoria di George W. Bush.

La Corte suprema dovrà decidere se la norma si applica anche ad un candidato presidenziale, con un’interpretazione letterale (che non menziona la carica del presidente) o dello spirito della norma (che sembra riguardare tutti i funzionari pubblici), previo o meno accertamento giudiziario dell’"insurrezione» o «rivolta" che Trump avrebbe istigato contro il Capitol (richiesto anche dai tre giudici di minoranza in Colorado).

Accertamento che passa dal processo federale fissato per il 4 marzo ma sospeso nella sua attività preliminare in attesa di un’altra decisione della Corte suprema: quella sul ricorso per l'immunità, che il tycoon ha chiesto di non esaminare prima degli appelli nei gradi inferiori, per guadagnare tempo e far slittare il dibattimento. Per i saggi sarà un bel dilemma: se decideranno a favore del 14esimo emendamento, Trump potrebbe essere interdetto in molti Stati, col rischio di reazioni violente dei suoi fan; diversamente il tycoon potrà usare la vicenda come strumento di propaganda, per ripetere che è vittima di un complotto politico.

Resta inoltre l’incognita sull'immunità. Il partito è con lui e persino il suo più acceso rivale, Chris Christie, non condivide la decisione senza che ci sia stato prima un processo. La campagna di Biden invece spera che la sentenza supporti la tesi che quello al Capitol è stato un tentativo di insurrezione, come ha ribadito oggi il presidente. E' quello che scrivono anche i giudici della Corte suprema del Colorado, confermando in questo senso le decisioni delle corti inferiori ma ribaltandole nella parte in cui escludevano l'applicabilità del 14esimo emendamento ad un candidato per la Casa Bianca.

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