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Russia, il presidente Putin teme deportazioni illegali dei connazionali: “Minaccia alla sicurezza”

Il presidente russo Vladimir Putin ha incaricato il governo, insieme al ministero degli Esteri e al Consiglio presidenziale per i diritti umani, di elaborare proposte per «proteggere i diritti dei connazionali all’estero e di adottare misure in caso di deportazione illegale entro il 1 luglio».
Ieri, il leader del Cremlino aveva avvertito che l’espulsione dei russi dalla Lettonia e altri Paesi baltici rappresenta «una minaccia alla sicurezza della Russia». Il riferimento è alla decisione della Lettonia, dal settembre 2023, di richiede ai russi e ai bielorussi di fornire un certificato di conoscenza della lingua lettone per rinnovare il proprio permesso di soggiorno. L’Ufficio per la cittadinanza e la migrazione della Lettonia ha annunciato il mese scorso che deporterà circa 1.200 cittadini russi che non hanno passato il test. Uno dei casi più eclatanti è stato quello dell’espulsione dalla Lettonia, il 12 gennaio, del veterano di guerra russo Boris Katkov, 82 anni, con un «divieto di ritorno a tempo indeterminato». L’uomo è stato definito una «minaccia alla sicurezza nazionale». La portavoce del ministero degli Esteri di Mosca, Maria Zakharova, ha definito questo passo una provocazione volta a intimidire i residenti di lingua russa del Paese.
Le parole di Putin sui connazionali all’estero, pronunciate ieri in una riunione con i sindaci della Federazione, sono state interpretate dal think tank britannico Institute of Study of War (Isw) come la prova delle «intenzioni aggressive nei confronti dei Baltici». «Putin ha intensificato gli sforzi di lunga data del Cremlino per creare una base informativa per la futura escalation contro i Paesi baltici, probabilmente come parte dei suoi più ampi tentativi di indebolire la Nato», sostiene nel suo rapporto Isw.

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