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Oms: "La popolazione muore di fame a Gaza". Si tratta su un accordo: i vertici di Hamas al Cairo

La popolazione di Gaza «sta morendo di fame». Lo ha denunciato il direttore del programma per le emergenze sanitarie dell’Organizzazione mondiale della sanità, Michael Ryan, dopo che i principali Paesi donatori hanno annunciato la sospensione dei loro aiuti all’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa). «Questa è una popolazione che sta morendo di fame. Questa è una popolazione che è spinta sull'orlo del baratro», ha detto Ryan durante una conferenza stampa a Ginevra.

Diplomazie al lavoro per tentare un accordo sul cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi a Gaza. Una delegazione di alti esponenti di Hamas, compreso il capo dell’organizzazione, Ismail Haniyeh, è stata invitata al Cairo per un incontro con il capo dell’intelligence egiziana, Abbas Kamel, e discutere del possibile accordo. Ieri il gruppo islamista aveva confermato di aver ricevuto la proposta e di volerla esaminare: la proposta, mediata dal Qatar e presentata ad Hamas dopo i colloqui di Parigi che hanno coinvolto i capi dell’intelligence di Israele, Stati Uniti ed Egitto, prevederebbe una tregua in tre fasi con il rilascio da parte di Hamas prima degli ostaggi civili, poi dei soldati e infine dei corpi degli ostaggi uccisi, in cambio di un certo numero di detenuti palestinesi in carcere in Israele.

La posizione di Tel Aviv resta ancora cauta: il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, pressato da una parte dalla Casa Bianca, che ribadisce la necessità di allentare gli attacchi israeliani a Gaza e iniziare a pensare al dopo-guerra, e dall’altra dai parenti degli ostaggi che continuano a manifestare per il rilascio dei loro familiari, tiene il punto. Anche per ragioni di tenuta politica del suo governo, vista la resistenza dei partiti di estrema destra del gabinetto, che minacciano dimissioni di massa se Netanyahu non dovesse proseguire la guerra fino alla distruzione completa di Hamas.

Il premier israeliano ancora ieri ha ribadito che le truppe da Gaza non saranno ritirate fino alla «vittoria totale». E le operazioni sul campo infatti non si fermano: l’esercito israeliano continua ad operare nella Striscia di Gaza centrale e settentrionale, e afferma che le sue forze stanno «conducendo raid mirati sulle infrastrutture terroristiche ed eliminando decine di terroristi».

La tensione nell’area rimane altissima, in particolare sul fronte Usa-Iran, dopo l’attacco di droni contro un avamposto Usa in Giordania domenica scorsa che ha ucciso tre soldati americani e feriti più di altri 40, a opera, secondo Washington, di gruppi filo-iraniani. Il comandante in capo delle Guardie rivoluzionarie di Teheran, Hossein Salami, ha parlato di «minacce» da parte degli Stati Uniti e ha aggiunto che «nessuna minaccia rimarrà senza risposta. Non cerchiamo la guerra, ma non ne abbiamo paura», ha aggiunto.

In realtà Washington non ha espresso ancora una posizione netta e ieri il capo della casa Bianca, Joe Biden ha dichiarato che una risposta Usa ci sarà ma senza aggiungere nessun dettaglio. Sul fronte Mar Rosso, nella notte il comando centrale americano ha riferito che gli Houthi hanno lanciato un missile da crociera antinave che è stato abbattuto dalla USS Gravely. Intanto a Bruxelles è attesa la decisione su quale Stato membro guiderà l’imminente missione dell’UE per proteggere le navi nell’area: il capo della diplomazia Ue, Josep Borrell ha detto una decisione potrebbe essere presa già oggi e ha aggiunto che l’operazione potrebbe essere lanciata prima della metà di febbraio.

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