Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

Israele ha un piano per evacuare i civili dalle zone di conflitto prima dell'offensiva a Rafah. Si dimette il governo palestinese

Intanto, in attesa della risposta Hamas sulla bozza d'intesa per una tregua raggiunta a Parigi, l'Idf prosegue operazioni a nord e centro Gaza. Il ministero fa inoltre sapere che gli aiuti arriveranno direttamente a nord Gaza per evitare razzie.

L’esercito israeliano ha presentato un piano per l’evacuazione della popolazione civile dalle «zone di combattimento» della Striscia di Gaza. Lo hanno annunciato i servizi del primo ministro Benjamin Netanyahu. L'annuncio precede l’attesa offensiva israeliana a Rafah, l'affollata cittadina nel sud del territorio palestinese che è stata presentata da Netanyahu come «l'ultimo bastione» del movimento islamista Hamas. Il governo palestinese ha invece presentato le dimissioni al presidente dell’Anp, Abu Mazen. Lo ha annunciato il premier palestinese Mohammad Shtayyeh, precisando che questa decisione è arrivata in particolare «alla luce degli sviluppi legati all’aggressione contro Gaza».

Intanto la bozza di un accordo di massima per una tregua temporanea e il rilascio degli ostaggi, raggiunta a Parigi, rientra nei parametri di Israele ma si attende ancora la risposta di Hamas. Lo ha affermato il ministro israeliano Gideo Sàar, suggerendo di «aspettare pazientemente». «Ciò che è stato presentato a Parigi rientra nelle nostre linee rosse, ma deve esserci un partner», ha ribadito.
I colloqui con la partecipazione di Egitto, Qatar e Usa continuano a Doha insieme a una delegazione israeliana e rappresentanti di Hamas.

Il gabinetto di guerra israeliano ha inoltre approvato l’ingresso di aiuti umanitari direttamente nel nord della Striscia di Gaza per evitare il saccheggio dei convogli. Lo riferisce Haaretz, ricordando che al momento i camion entrano nell’enclave palestinese attraverso i valichi di Rafah e Kerem Shalom nella parte meridionale della Striscia e faticano a dirigersi verso nord.

Mentre l’esercito israeliano sta proseguendo le operazioni sia nel nord che nel centro della Striscia («più di 30 terroristi di Hamas sono stati uccisi» in scontri avvenuti a Zeitun, nel nord della Striscia. Altri 10 sono stati uccisi nel centro», ha detto il portavoce militare), un uomo si è dato fuoco fuori dall'ambasciata d'Israele a Washington al grido di "stop genocidio"

Si tratterebbe di un militare della US Air Force. Lo riporta il New York Post, secondo il quale l'uomo in uniforme prima di appiccare le fiamme avrebbe detto di "non voler più essere complice del genocidio a Gaza. Questo è un atto di protesta estremo. Free Palestine». L’uomo è ricoverato in ospedale in condizioni critiche. Quando sono arrivati i vigili del fuoco, le fiamme erano state già spente dai membri dei Servizi di sicurezza americani.
L’episodio è avvenuto al numero 3500 di International Drivee Northwest, il cuore del quartiere 'diplomatico' della Capitale. Quando si è avvicinato all’ingresso dell’ambasciata, gli addetti alla sicurezza gli hanno chiesto se avesse bisogno di qualcosa, ma a un certo punto l’uomo si è dato fuoco. Le immagini del manifestante avvolto dalle fiamme sono state pubblicate su Twitch.

Caricamento commenti

Commenta la notizia