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Pussy Riot, Lucy Shtein condannata a 6 anni in Russia per un tweet contro la guerra

Non si ferma la repressione politica in Russia, dove schierarsi contro l’invasione dell’Ucraina o criticare l’esercito può costare molti anni dietro le sbarre. L'ultima a finire nel mirino della legge bavaglio che punisce chi critica la guerra è una delle più note attiviste del collettivo d’opposizione Pussy Riot: Lucy Shtein.

Il tribunale Basmanny di Mosca l’ha condannata a sei anni di reclusione. Il motivo? Un tweet sulla guerra.

Ma la 27enne aveva già fatto in tempo a lasciare la Russia e a sfuggire così al regime. E la condanna è stata emessa in contumacia. Secondo la testata online MediaZona, il procedimento riguardava un tweet di un paio d’anni fa in cui Shtein commentava un video non verificato che mostrava presunti soldati ucraini mentre sparavano alle gambe - apparentemente - di prigionieri russi, in quello che potrebbe essere un crimine di guerra.

«I tizi sono venuti per bombardare città di altri e uccidere persone, in risposta hanno sparato loro alle gambe, anche i ceceni avevano paura di torture del genere», aveva scritto sempre secondo MediaZona. Parole che il regime di Putin aveva subito cercato di usare contro di lei tentando di accusarla di «giustificazione della tortura», racconta il giornale, secondo cui le autorità si sarebbero però viste sbarrare la strada dagli esperti linguistici che non vedevano le basi per una tale imputazione, ma solo dichiarazioni generiche su possibili crimini di guerra.

L’accusa è quindi diventata di diffusione di «false» informazioni sull'esercito, con i pm che hanno chiesto otto anni e mezzo di reclusione. Shtein - che è anche un’attivista per i diritti delle minoranze sessuali - ha comunque lasciato la Russia due anni fa, all’inizio della guerra. Allora la sua libertà di movimento era limitata da una sentenza di matrice politica che le imponeva di non uscire da Mosca e di non lasciare il suo appartamento nelle ore notturne: restrizioni impostele per aver esortato a protestare contro l’arresto del rivale numero uno di Putin, Alexey Navalny.

Lei però è riuscita comunque a dileguarsi, si è liberata del braccialetto elettronico e, stando a quello che ha raccontato al Guardian, si è allontanata travestita da corriere che consegna il cibo a domicilio. Dopo un pò ha fatto lo stesso anche la sua compagna, Maria Alyokhina, che 12 anni fa finì in carcere assieme a un’altra Pussy Riot per la famosa canzone punk contro Putin intonata nella cattedrale di Mosca con addosso dei passamontagna colorati.

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