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Spiragli nei negoziati su Gaza ma l'intesa è in bilico. Manifestazione a Tel Aviv per il rilascio degli ostaggi

Annunci e smentite dal Cairo. 'Primo ok di Hamas', Israele frena

epa11092451 Protesters during a demonstration against Israeli Prime Minister Benjamin Netanyahu’s government in Habima square in Tel Aviv, Israel , 20 January 2023. More than 24,700 Palestinians and at least 1,300 Israelis have been killed, according to the Palestinian Health Ministry and the Israel Defense Forces (IDF), since Hamas militants launched an attack against Israel from the Gaza Strip on 07 October, and the Israeli operations in Gaza and the West Bank which followed it. EPA/ABIR SULTAN

Spiragli nelle trattative al Cairo per una tregua a Gaza e il rilascio degli ostaggi, ma i negoziati restano ancora in bilico e nulla è dato per scontato. L'ottimismo filtrato per tutta la giornata dalla capitale egiziana - con i mediatori che parlavano di «progressi significativi» - si è attenuato in serata, quando un alto funzionario israeliano ha frenato gli entusiasmi accusando Hamas di «vanificare gli sforzi» per l’intesa insistendo sulla precondizione di mettere fine alla guerra. Lo Stato ebraico, hanno avvertito infatti da Gerusalemme, «non accetterà in nessun caso la fine della guerra come parte di un accordo per il rilascio dei propri ostaggi».

Il nodo resta quindi sempre lo stesso, ma la delegazione di Hamas arrivata al Cairo continua a discutere lo schema generale dell’intesa con i mediatori egiziani e del Qatar. Nelle informazioni contraddittorie sull'andamento dei colloqui, Barak Ravid del sito Axios ha riferito che Hamas potrebbe accettare di portare a termine la prima fase dell’accordo (il rilascio umanitario di ostaggi) senza un impegno ufficiale da parte di Israele a porre fine alla guerra. Secondo il quotidiano saudita Asharq, in cambio la fazione palestinese avrebbe solide garanzie dagli Stati Uniti sul cessate il fuoco, il completo ritiro dell’Idf dalla Striscia dopo le prime due fasi dell’intesa e la promessa che l’esercito israeliano non continuerà i combattimenti dopo il definitivo rilascio dei circa 130 ostaggi ancora a Gaza. Ma Israele ha continuato per tutto il giorno a invitare alla prudenza.

Una fonte dello Stato ebraico ha sottolineato che si «sta aspettando con ansia di vedere la posizione finale di Hamas, ma che le informazioni non sono ancora arrivate». Poi ha insistito sostenendo che «alla luce dell’esperienze passate, anche se Hamas dice che sta seguendo lo schema, i piccoli dettagli e le riserve che presenterà potrebbero far naufragare l'accordo». Per questo finora nessuna delegazione di Israele si è recata in Egitto, dove andrà - è stato spiegato - solo «se ci sarà una risposta da parte di Hamas che abbia un orizzonte per i negoziati». Anche Benny Gantz, il ministro del Gabinetto di guerra, ha invitato alla pazienza confermando che i palestinesi ancora non hanno dato una risposta definitiva ai mediatori. Il segretario di Stato Usa Antony Blinken - dopo aver bocciato di nuovo l’intenzione di Israele di entrare a Rafah che comporterebbe «danni inaccettabili» - ha osservato che al momento «Hamas è l’unico ostacolo al cessate il fuoco a Gaza».

Mentre uno dei consiglieri del leader politico di Hamas Ismail Haniyeh, Taher Nunu, ha riaffermato che «qualunque accordo da raggiungere deve includere la completa e totale fine dell’aggressione e il pieno ritiro dell’occupazione da Gaza». Nella ridda di notizie riguardanti la possibile intesa, il quotidiano saudita Asharq - ripreso dai media israeliani - ha ipotizzato che Israele sia disposto anche a rilasciare Marwan Barghouti, il leader palestinese di Fatah condannato a vari ergastoli per terrorismo. A patto che vada a Gaza e non in Cisgiordania. Ma di un tema così spinoso in Israele non c'è alcuna conferma ufficiale. Fatto sta che le pressioni internazionali affinché l’accordo si faccia, dopo Israele, si stanno concentrando su Hamas. Il Qatar, ha rivelato Times of Israel, sarebbe pronto ad accettare la richiesta degli Usa di espellere da Doha la leadership di Hamas, tra cui Haniyeh stesso, se i leader della fazione continuassero a rifiutare l’intesa. Una richiesta, ha fatto sapere il Washington Post, consegnata da Blinken il mese scorso.

Intanto, le famiglie degli ostaggi israeliani a Gaza hanno manifestato questa sera a Tel Aviv per chiedere al governo di raggiungere un’intesa per il loro rilascio. Lo hanno annunciato le stesse famiglie paragonando la difficile situazione dei rapiti con quella dei sopravvissuti alla Shoah che da stasera si celebra in tutta Israele fino a domani sera. Lo striscione scelto per la protesta recita infatti 'Mai più è ora'. «All’indomani del 7 ottobre, la frase 'Mai più' - hanno aggiunto gli organizzatori - ha assunto un significato aggiuntivo, rilevante e urgente».

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