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Il tunnel di Kate Middleton dopo la diagnosi del tumore, "per ora non torna in pubblico"

Kate Middleton

Il tunnel di Kate, investita a 42 anni dall’incubo del cancro, non lascia intravvedere ancora uno spiraglio di luce certa. Può essere interpretata così la dichiarazione, pur non pessimista nei toni e nei contenuti, con cui Kensington Palace ha fatto oggi breccia nel muro di riserbo lasciando filtrare qualche parole sulle condizioni di salute della principessa di Galles, consorte dell’erede al trono britannico William: a ormai sei mesi dalla sua ultima apparizione a un evento pubblico e a due dal video-shock girato per svelare al Regno la malattia, invocando privacy e rispetto.

Preceduta dall’annuncio con cui una fondazione legata al patronato della futura regina - il Royal Foundation Centre for Early Childhood, che si occupa di sostegno alla maternità e alla prima infanzia - aveva reso nota l’attenzione a distanza assicurata da «Catherine» alle sue più recenti attività, la precisazione di un portavoce della residenza ufficiale dei Galles stavolta non si è fatta attendere che qualche minuto.

"Non si prevede che la principessa ritorni al lavoro finché non ci sarà il via libera del suo team medico», ha chiarito, come a voler sgomberare il campo da equivoci o aspettative eccessive e premature. Senza entrare nel merito dell’andamento delle cure o dare aggiornamenti di sorta sulla chemioterapia «preventiva» a tutto campo a cui Kate è stata sottoposta a partire da fine febbraio.

Il portavoce ha comunque confermato che la nuora di re Carlo III - anche lui alle prese da alcuni mesi con la diagnosi di un tumore di natura imprecisata comunicata al Paese a febbraio - è in grado di seguire da casa l’andamento di progetti caritativi da lei patrocinati. E che in particolare «viene costantemente aggiornata» sull'istituzione di una task force messa in cantiere dal Centre for Early Childhood per promuovere una campagna ad hoc a sostegno dei neonati e dei bimbi piccoli a rischio, convinta - anche in veste di madre di tre bambini fra i 10 e i 6 anni d’età - che i problemi della prima infanzia rappresentino "un’enorme priorità».

Indicazioni che riecheggiano quelle di Christian Guy, responsabile della fondazione, il quale poco prima aveva evocato la figura di una principessa «entusiasta» alla lettura di un ultimo rapporto su un «cruciale progetto di lavoro di Sua Altezza Reale": in condizioni se non altro di occuparsi a distanza, «mentre si riprende», del documento fatto arrivare sul suo tavolo. Ma indicazioni che non si traducono, al momento, nella definizione di alcuna data - nemmeno orientativa - sui tempi d’una possibile ricomparsa sulla scena degli impegni pubblici di casa Windsor.

La prudenza della corte si spiega d’altronde con la natura della malattia e con la volontà di non alimentare illusioni ravvicinate o ambiguità dopo i passi falsi in materia di comunicazione pubblica dei mesi scorsi e la girandola d’illazioni, indiscrezioni fondate sul nulla o quasi, nonché vere e proprie fake news che ne è seguita.

Mentre resta intatta, in ogni modo, la sensazione di un decorso quanto mai delicato, in relazione ad una patologia infida diagnosticata sulla scia della misteriosa quanto complessa operazione addominale che la moglie del principe William aveva subito a gennaio durante un ricovero di oltre due settimane nella London Clinic.

Situazione delicata che, evidentemente, ad oggi non consente allo staff di Kate neppure di programmare quella rentrée pubblica graduale che il 75enne re Carlo ha viceversa avviato già da qualche settimana, per quanto a cure oncologiche tuttora in corso. Fino a poter annunciare per il 6 giugno prossimo il suo primo viaggio all’estero post-cancro, con la regina Camilla e con William: in Francia per le commemorazioni dell’80esimo anniversario del D-Day, lo sbarco in Normandia.

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