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Francia al voto, Macron non crolla e punta a fare l'ago della bilancia. Il premier Attal si dimette

Macron perde la sua scommessa ma non crolla. La sua ormai ex maggioranza esce dalle urne con le ossa rotte, ma meno del previsto; e soprattutto, viste le premesse, alla sua più diretta rivale per l’Eliseo va sicuramente peggio. In due settimane sull'ottovolante, è andato in scena il flop del presidente che si credeva Jupiter e ormai può soltanto sperare di fare l’ago della bilancia in una coalizione tutta spostata a sinistra, con il tribuno Mélenchon che lo attacca e rivendica il governo e in cui i suoi deputati sono stati falcidiati prima dalle legislative del 2022, poi da quelle anticipate di oggi. Per qualcuno la decisione di sciogliere l’Assemblea nazionale dopo la batosta alle europee è stata un hara-kiri, un azzardo da giocatore di poker, per altri un peccato di presunzione.

Sono tanti in Francia a raccontare di aver vissuto come un incubo quei pochi minuti dopo l’annuncio dell’umiliazione elettorale del 9 luglio, quando il capo dello Stato, in una diretta tv senza precedenti subito dopo gli exit-poll, annunciò di aver già firmato lo scioglimento delle Camere e comunicò agli attoniti francesi le date delle elezioni legislative anticipate. Dopo 5 anni di mandato, nel 2022 Macron era stato rieletto dopo aver battuto Marine Le Pen con un margine ridotto rispetto al 2017: era sceso dal 66,10% al 58,55%. E, subito dopo, aveva perso la maggioranza assoluta in Assemblée Nationale, 250 seggi contro i 361 che gli avevano consentito di governare fino ad allora. Quei 250 seggi, per una decisione dello stesso leader di Ensemble (Renaissance partito presidenziale più i centristi e Horizons, il movimento dell’ex premier Edouard Philippe) non si sono adesso dimezzati ma quasi. Anche se i macroniani, pur non essendo più maggioranza relativa, sono riusciti contro tutte le previsioni a piazzarsi al secondo posto dietro la sorpresa del Nuovo Fronte Popolare, davanti all’ultradestra del Rassemblement.

Il presidente aveva chiesto «un chiarimento» ai francesi, e l'ha avuto, anche se non come pensava lui e come i sondaggi pronosticavano fino a qualche ora fa. Lo sbando fra i suoi delle ultime settimane, fra racconti di consigli dei ministri fatti di grida e lacrime e una desistenza fatta a metà (con il presidente che ha spinto i suoi a desistere contro Marine Le Pen ma non contro La France Insoumise, seguito in questo da personaggi di primo piano come il ministro Bruno Le Maire ed Edouard Philippe) hanno contributo ad esasperare il caos. Con il premier Gabriel Attal - che in queste settimane ha affermato una sua personalità indipendente da Macron ricordando a più riprese che «il rischio è la maggioranza assoluta del Rassemblement National» e non quella della sinistra - è calato poi il gelo. I due, Macron e il suo ormai ex pupillo, non si parlano più. Insomma, il re è nudo, e per capire quali siano adesso i suoi progetti ci si deve porre in modalità «macroniana": una coalizione, se sarà possibile formarla con i riformisti del Fronte Popolare, i reduci macroniani, i centristi e i Républicains che si convinceranno, avrà in Macron e nei resti di Ensemble l’ago della bilancia. Lui, il presidente della scommessa perduta e della popolarità sbriciolata, non avrà spazio di manovra ma potrà proporre, convincere e indirizzare, facendo da cardine con il suo potere. Non un grande progetto per il partito dei macroniani, già ridotto a un terzo rispetto agli inizi nel 2017. Ma il destino del movimento, vista la parabola del leader, era già segnato e per il presidente ora l’obiettivo è la promessa fatta ai francesi: arrivare in piedi all’Eliseo a fine mandato, nel maggio 2027.

Attal: "Domani mattina mi dimetterò"

«Domani mattina mi dimetterò». Lo ha detto il premier francese Gabriel Attal evidenziando che dal voto non è emersa alcuna maggioranza assoluta. «Questa sera nessuna maggioranza assoluta può essere data in mano agli estremi": lo ha sottolineato il premier francese Gabriel Attal, rimarcando poi: "Grazie alla forza dei vostri valori siamo riusciti e siamo rimasti in piedi e solidi»

 

 

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