L'inferno di Gaza: mamma e gemellini appena nati uccisi da una bomba mentre il papà era andato a registrarli
Asser e Ayssel sono venuti al mondo nella guerra e sono stati uccisi dalla guerra. Due gemellini, uniti nella vita e nella morte arrivata dopo solo 72 ore dalla nascita. Un’esistenza durata un respiro, strappata via da un gorgo di violenza che sembra non conoscere fine a Gaza. Tanto che il padre non ha fatto in tempo nemmeno a ritirare i loro certificati di nascita, prima di ricevere la telefonata in cui ha scoperto che un raid israeliano gli aveva distrutto la casa e la vita, portandosi via i bambini, la moglie e la suocera. La tragedia è avvenuta a Deir al Balah, nel centro della Striscia. La madre, Joumana Arafa, era una farmacista e aveva partorito nel fine settimana, annunciando su Facebook la nascita di due gemelli, un maschio di nome Asser e una femmina, Ayssel. Martedì il padre, Mohammed Abu al-Qumssan, era andato a registrare i due piccoli in un ufficio governativo locale. Ma mentre si trovava lì, i suoi vicini lo hanno chiamato per riferirgli che la loro casa era stata bombardata e che la sua famiglia era morta. «Mi hanno detto che è stata una granata a colpire la casa», ha detto. «Non ho nemmeno avuto il tempo di festeggiarli». La disperazione dell’uomo all’Ospedale dei Martiri di al-Aqsa, ripresa nei filmati rimbalzati sui social media, ha fatto il giro della rete commuovendo tutto il mondo e suscitando indignazione, tanto da portare un giornalista a interpellare il portavoce del Dipartimento di Stato americano sulla vicenda. Ora Mohammed è come un fantasma, davanti alla tenda blu dove ha trovato rifugio ad al-Mawasi, sulla costa. «Avevo ancora i documenti in mano, volevo mostrarli a mia moglie. Mi hanno detto: 'La troverai all’obitoriò», dice alla France Presse a Gaza. «Volevo dirle che avevo scritto correttamente i nomi dei bambini, Asser e Ayssel», continua, col volto rigato dalle lacrime. «Non ho potuto nemmeno vedere i corpi». Mentre parla, tiene con sé una pila di corredini mai utilizzati, comprati insieme alla moglie durante la gravidanza: un body giallo decorato con margherite bianche - «lo abbiamo preso al ritorno da una visita medica» - e un altro rosa. Da una borsa, tira fuori anche un pacco mezzo pieno di pannolini. «Abbiamo avuto difficoltà a trovarli, erano tre mesi che cercavamo di comprarli», spiega: nella Striscia manca tutto, e latte e pannolini ormai si acquistano a prezzo d’oro. Quando ha sposato Joumana, il 20 luglio 2023, la Striscia di Gaza stava vivendo un’estate tranquilla. La giovane coppia aveva un sogno: avere figli. E nonostante tutto, la guerra non li aveva fatti rinunciare. «Ho sempre avuto paura che mia moglie potesse abortire perché andava continuamente da un posto all’altro», racconta. Alla fine, una bomba si è portata via tutto. E oggi, davanti alla sua tenda, Mohammed guarda incredulo i certificati di nascita dei suoi bambini, che un giorno dovrà far modificare per aggiungere la data di morte.