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Guerra in Libano, la preoccupazione di Unifil: "Si rischiano conseguenze devastanti"

I civili residenti in Libano, nelle ultime ore sotto il fuoco di incessanti raid aerei israeliani, sono il centro delle preoccupazioni di Unifil, la missione Onu schierata nel sud del Paese e di cui fanno parte un migliaio di militari italiani. Dal bunker della base militare delle Nazioni Unite di Naqura, nell’estremo sud del Libano, e nel mezzo della battaglia tra Hezbollah e Israele, Andrea Tenenti, portavoce di Unifil, assicura all’ANSA che il generale Aroldo Lazaro, comandante delle forze internazionali, «è in contatto con entrambe le parti», israeliani e libanesi.

«Sono in corso sforzi per ridurre le tensioni e fermare i bombardamenti», afferma Tenenti in riferimento ai continui contatti tra il comando di Unifil, i vertici militari israeliani e quelli libanesi. L’esercito regolare del Libano, dispiegato solo simbolicamente nel sud del Paese, è a sua volta in stretto collegamento con la dirigenza di Hezbollah, il partito armato libanese. Questo è profondamente radicato nella società e nelle istituzioni del Paese, tanto da non poter esser distinto dalla popolazione civile del sud del Libano, nella periferia sud e nella valle orientale della Bekaa. «Unifil esprime grave preoccupazione per la sicurezza dei civili nel sud del Libano a causa della più intensa campagna di bombardamenti israeliani dallo scorso ottobre», prosegue Tenenti. Il portavoce ricorda come «ogni ulteriore escalation di questa pericolosa situazione potrebbe avere conseguenze devastanti e di vasta portata, non solo per coloro che vivono su entrambi i lati della linea blu (di demarcazione tra Israele e Libano), ma anche per l’intera regione».

I circa mille caschi blu italiani sono presenti in Libano sotto le insegne delle Nazioni Unite dal 2006, subito dopo la guerra tra Hezbollah e Israele durata allora per un mese intero e che aveva devastato il Libano. I militari italiani sono dispiegati nel settore occidentale dell’area di responsabilità della missione Onu, nella zona costiera di Tiro e nell’entroterra, quella per ora meno colpita dalla violenza dei raid israeliani delle ultime ore. Questi si sono concentrati per lo più sul settore orientale dell’area di Unifil, nei distretti di Bint Jbeil, Hasbaya e Marjuyoun. «Secondo quanto riportato dalle autorità libanesi - afferma Tenenti - centinaia di persone sono state uccise o ferite». E ricorda che gli attacchi israeliani «contro i civili non solo costituiscono violazioni del diritto internazionale, ma potrebbero anche configurarsi come crimini di guerra». Per questo motivo, prosegue il portavoce, «Unifil ribadisce il suo forte appello per una soluzione diplomatica e sollecita tutte le parti a dare priorità alla vita dei civili e a garantire che non vengano messi in pericolo».

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