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Israele: dura risposta all'Iran, coordinata con gli Usa. Paura e rabbia a Teheran, la gente teme l'attacco

Nonostante sia una giornata di festa, il Capodanno ebraico, il primo ministro Benyamin Netanyahu terrà consultazioni di alto livello sulla sicurezza per decidere come e quando rispondere all’attacco missilistico dell’Iran di martedì. Lo riferisce Channel 12, citando fonti secondo cui Israele «esigerà un prezzo elevato dal regime degli ayatollah». La prevista dura risposta è stata coordinata da vicino con l’amministrazione Biden, afferma la tv citando la possibilità di una prossima telefonata tra Netanyahu e Biden. Secondo il rapporto, si prevede che la risposta israeliana sarà attuata «entro pochi giorni».

La tensione in Iran dopo l'attacco missilistico

Molti iraniani hanno trascorso le ultime notti nella paura, a Teheran e in tutto il Paese. In molti credono che sia certo e imminente un massiccio attacco da parte di Israele, dopo che l’Iran ha lanciato duecento missili balistici contro il territorio israeliano martedì, come rappresaglia per l’assassinio del capo di Hezbollah Hassan Nasrallah, del leader di Hamas Ismail Haniyeh e di un comandante delle Guardie Rivoluzionarie, Abbas Nilforoushan.

Proteste e celebrazioni contrastanti in Iran

In una rara manifestazione di dissenso, diverse persone contrarie all’iniziativa militare contro Israele si sono affacciate alle finestre delle loro case, scandendo slogan contro la guerra, il governo e la guida suprema Ali Khamenei. Allo stesso tempo, altri, evidentemente filogovernativi, hanno inscenato raduni nelle strade per celebrare gli attacchi, innalzando le bandiere di Hezbollah e il tricolore dell’Iran.

«Da martedì la mia famiglia e io siamo molto spaventati. Ci aspettiamo una rappresaglia da parte di Israele e degli Stati Uniti. Credo che vendicare l’assassinio di alti esponenti libanesi e palestinesi non sia affar nostro. Il governo dovrebbe smetterla di mettere a repentaglio la nostra sicurezza», afferma Maliheh, un’insegnante di 48 anni.

A sua volta Farshad, uno studente universitario di 25 anni, sottolinea di aver visto "pochi messaggi sui social media dall’estero" in cui sostenitori di Hezbollah e dei movimenti palestinesi esprimono soddisfazione per la mossa militare dell’Iran. «Gli iraniani sono gli unici a soffrirne le conseguenze e a perdere miliardi di dollari», aggiunge.

Repressione contro le voci dissidenti

Dopo il limitato sostegno popolare all’attacco dell’Iran, il dipartimento di intelligence delle Guardie della Rivoluzione ha annunciato che chiunque pubblichi post sui social contro l’operazione iraniana o a sostegno di Israele verrà punito. Il capo del Consiglio comunale di Teheran, Mehdi Chamran, ha dichiarato che chi sostiene Israele dovrebbe essere gettato in mare.

Tuttavia, alcune persone, come Sima, una donna di 35 anni, sostengono l’attacco iraniano contro Israele. «L'attacco è stata una nostra richiesta come musulmani e di molti gruppi di resistenza islamica nella regione», afferma, aggiungendo che Teheran dovrebbe continuare il confronto con Israele per eliminare il regime una volta per tutte.

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