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Israele colpisce Hezbollah, raid aerei su Beirut e la Bekaa: "Ucciso Safieddine, successore di Nasrallah"

Israele non sembra voler dare respiro a Hezbollah. Dopo una notte di intensi e pesanti raid aerei su Beirut, con i quali ha puntato ad azzerare i nuovi vertici del Partito di Dio, si sono ampliate le operazioni nel sud del Libano e nella Bekaa. Qui i jet dello Stato ebraico hanno, per la prima volta dal 2006, colpito l’autostrada per la vicina Siria, da giorni usata da decine di migliaia di civili in fuga dai bombardamenti.

I caccia con la stella di David hanno sganciato la notte scorsa un totale di 73 tonnellate di esplosivo sul bunker di al-Marija, nel quartiere Dahiyeh di Beirut: lì ci sarebbe stato Hashem Safieddine, indicato da più parti come il successore designato dell’ex leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, ucciso una settimana fa. Col passare delle ore si è fatta sempre più strada l’ipotesi che anche Safieddine, cugino materno di Nasrallah e descritto come legato a doppio filo all’Iran, sia stato in effetti ucciso. Fonti confidenziali di Hezbollah, citate dai media libanesi ma non confermate dall’ufficio stampa del partito, hanno rivelato che dalla notte «si sono persi i contatti» con Safieddine. E in serata la tv israeliana Canale 12 ha riferito che i vertici della sicurezza dello Stato ebraico sono arrivati alla conclusione che Safieddine sia morto, sebbene manchi ancora l’annuncio ufficiale.

Secondo le fonti di Hezbollah, a causa dell’incapacità dei quadri del partito di comunicare a distanza per prendere decisioni strategiche dopo i clamorosi attacchi israeliani ai cercapersone e ai walkie talkie, Safieddine sarebbe stato costretto a partecipare di persona ad una riunione strategica dei nuovi vertici del movimento in quel bunker sotterraneo della periferia sud di Beirut. Oltre Dahiyeh, è stato colpito in maniera devastante anche il quartiere Hadath, nella parte sud-orientale della città.

Sul terreno non si sono registrate altre incursioni di terra israeliane dopo i tentativi di sortita dei giorni scorsi lungo la linea di demarcazione tra i due Paesi. Ma i raid aerei sembrano ora mirati proprio a colpire le infrastrutture sotto terra sia nel sud del Libano che nella regione orientale al confine con la Bekaa. La strada per la vicina Siria, poco lontano dal valico frontaliero di Masnaa, è stata chiusa a causa del bombardamento di Israele. Civili in fuga, per lo più madri di famiglia con i loro figli, sono stati costretti a scendere dalle auto e dai pullman e proseguire a piedi in attesa di trovare altri mezzi di trasporto per raggiungere il valico frontaliero verso Damasco.

Il fronte sud-orientale del Golan, conteso tra Siria, Libano e Israele, è stato invece teatro di un bombardamento con drone da parte di forze filo-iraniane basate nella vicina Siria e che ha colpito una base militare israeliana. Le forze irachene filo-iraniane dall’autunno scorso lanciano razzi e droni contro le basi di Israele sul Golan e verso Haifa ma non erano mai riuscite a infliggere danni umani e materiali: oggi l’esercito israeliano ha annunciato l’uccisione di due soldati a seguito di questo attacco.

Sempre Israele ha affermato di aver ucciso da martedì scorso 250 membri di Hezbollah. Mentre il Partito di Dio ha rivendicato una serie di lanci di razzi e droni contro postazioni militari israeliane in Galilea e contro gli insediamenti israeliani più prossimi alla linea di demarcazione. Lo Stato ebraico ha risposto con una nuova ondata di bombardamenti di artiglieria.

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